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I dati degli utenti Twitter e Instagram usati per la pubblicità senza consenso

Twitter si scusa per la condivisione di informazioni senza permesso (Photo Illustration by Avishek Das/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)
Twitter si scusa per la condivisione di informazioni senza permesso (Photo Illustration by Avishek Das/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)

Social e privacy, il rapporto è sempre difficile. Twitter si scusa per la condivisione di informazioni senza permesso, mentre Instagram diffida uno dei suoi fornitori marketing per violazione della privacy. Secondo una nota pubblicata da Twitter, da maggio 2018 la piattaforma social fa sapere di aver avuto problemi nella gestione della privacy dai suoi iscritti.

Dati usati senza consenso

Il social ha ammesso di aver condiviso i dati degli utenti relativi all’esperienza di utilizzo con aziende che si occupano della profilazione pubblicitaria senza avere alcun consenso esplicito. Twitter si è scusato per l’accaduto e sta lavorando perché non si ripeta l’inconveniente in futuro.

I problemi relativi alla privacy

Abbiamo risolto questi problemi il 5 agosto 2019. Sappiamo che vorrai sapere se sei stato colpito personalmente e quante persone in totale sono state coinvolte. Stiamo ancora conducendo le nostre indagini per determinare chi potrebbe essere stato colpito e se scopriamo ulteriori informazioni utili, le condivideremo”, si legge ancora nella nota pubblicata dal social.

I guai di Instagram

Il 7 agosto Instagram ha mandato una lettera di diffida alla startup di San Francisco Hyp3r, che si occupata di marketing e pubblicità, perché cessi la sua attività illecita di raccolta e uso di dati recuperati dal social. Secondo quanto riportato da Business Insider, la società di comunicazione avrebbe violato il protocollo del social network creando un sistema che permetteva di accedere e archiviare i dati degli utenti di Instagram, tra cui post, informazioni sul profilo, posizione e anche dati contenuti nelle stories che solitamente non sono accessibili a terze parti. “Non vediamo nessun contenuto che non possa essere pubblicamente accessibile online da chiunque”, ha commentato l’azienda a Cnbc.