Il fisco ci fa pagare 5 euro per una mail, la semplificazione a spese del contribuente
Ricevere le bollette via mail invece che per posta consente di risparmiare fino a 20 euro all’anno. Non si pagano i costi di spedizione, oltre al risparmio di carta. La regola, però, non funziona se si tratta di tasse. Quando è l’agente della riscossione a notificare una cartella attraverso la Pec, la Posta elettronica certificata, il contribuente continua a pagare 5,88 euro. La stessa cifra che sborserebbe in caso di notifica cartacea.
A fissare la tariffa in via ufficiale è stato il Decreto legislativo 112 del 1999 e dal momento che non esiste alcuna norma che preveda uno sconto in caso di comunicazione telematica, il fisco continua a incassare l’obolo. Nel 2014 il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan aveva specificato che “non è praticabile alcuno sconto perché i costi non riguardano solo la notifica ma anche l’intero processo di gestione della notifica stessa”.
Chi decide di rinunciare alla consegna fisica, nel caso del fisco, è costretto a pagare il costo previsto per le notifiche cartacee. I dati su questo balzello, intascato dall’amministrazione finanziaria, non sono precisi. Secondo Il Sole 24 Ore, analizzando i dati del 2016, il risparmio è stato “di 14,5 milioni di euro ottenuto grazie a una diminuzione del 15% delle spedizioni postali”, anche “grazie alla Pec”. Sempre leggendo quei dati, il recapito elettronico ha incrementato le adesioni, salendo al 58%.
Nel 2015 i costi sostenuti da Equitalia ammontavano a 90,8 milioni di euro, addirittura in crescita del 4,8% sull’anno precedente, nel 2016 sono calati a 76,3 milioni e lo scorso anno dovrebbero essere scesi ulteriormente intorno ai 50 milioni. Facendo i conti, quindi, circa 50 milioni di euro in meno rispetto alla cifra contabilizzata nel 2012, regalata dai contribuenti prima a Equitalia e oggi all’Agenzia delle Entrate.