Il mistero Shishov e non solo: altra estate calda Europa-Bielorussia
“La morte di Vitaly Shishov è orribile. Come capo della Casa bielorussa in Ucraina, ha aiutato coloro che fuggivano dalla persecuzione. Il fatto che gli attivisti bielorussi siano presi di mira in Paesi terzi è una grave escalation”, commenta il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli in un tweet. Anche la Commissione Europea chiede chiarezza sulla scomparsa di Vitaly Shishov, attivista bielorusso trovato morto per presunta impiccagione in un parco a Kiev. Shishov era capo della ong ‘Bdu’ (Belarusian House in Ukraine) che aiutava gli oppositori di Alexander Lukashenko a schivare le persecuzioni fuggendo all’estero. Lui stesso è scappato dalla Bielorussia l’estate scorsa, in seguito alle contestazioni della vittoria elettorale di Lukashenko, proteste che indussero i leader europei a convocare un summit d’urgenza il 19 agosto 2020.
Anche l’estate 2021 si annuncia dunque ‘calda’ nei rapporti tra Bruxelles e Minsk, senza che l’Ue abbia ‘armi’ per reagire agli affronti dell’autocrate protetto da Putin.
“Sappiamo che le autorità ucraine stanno indagando su questo caso e ci aspettiamo di capire le ragioni di questa morte molto molto sfortunata”, dice la portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue, Nabila Massrali a proposito del caso Shishov. Sassoli fa riferimento all’arresto del giornalista d’opposizione Roman Protasevich a fine maggio, prelevato da un volo Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, ma costretto dalle autorità bielorusse ad atterrare a Minsk. Anche il caso Protasevich ha portato l’Ue a inasprire ulteriormente le relazioni con Lukashenko. Poi, lo storico bilaterale tra l’alleato Usa Joe Biden e Vladimir Putin a metà giugno ha spento i riflettori dal dossier bielorusso. Ma ora ci risiamo.
Il caso Shishov diventa subito l’innesco di ulteriori tensioni internazionali. I suoi colleghi e amici a Kiev accusano i servizi segreti di Lukashenko: non credono assolutamente che si sia impiccato, piuttosto denunciano che è stato percosso e ucciso. Negli ultimi giorni Shishov aveva lamentato di sentirsi ‘seguito’. È stato il suo compagno a dare l’allarme ieri, dopo che non lo ha visto tornare dallo jogging.
Ma la morte dell’attivista di Bdu è solo l’ultimo motivo di tensioni. Dalle Olimpiadi di Tokyo, il caso dell’atleta Krystsina Tsimanouskaya, che ha respinto l’ordine di tornare in patria dopo aver criticato i suoi allenatori in un’intervista, è scoppiato proprio nelle mani dell’Ue. Perché la bielorussa Tsimanouskaya ha trovato rifugio nell’ambasciata polacca in Giappone ed è a Varsavia che riceverà asilo.
“Il tentativo di rimpatrio forzato dall’atleta bielorussa, Krystsina Tsimanouskaya, è un altro esempio della brutalità della repressione del regime di Lukashenko che colpisce tutta la società bielorussia, atleti compresi, e che non rispetta nemmeno la tregua delle Olimpiadi”, dice ancora Nabila Massrali della Commissione Europea. “Accogliamo la decisione della Polonia di concederle asilo”.
Ma Lukashenko ha già trovato il modo per vendicarsi con l’Unione Europea. Sono mesi che trattiene a Minsk profughi iraniani, iracheni, afgani per poi mandarli al confine con la Lituania, paese che da questa primavera ha cominciato a lamentare un considerevole aumento di arrivi irregolari dalla Bielorussia.
Ieri la Commissaria Europea Ylva Johansson si è recata a Vilnius per un colloquio con le autorità di governo. Ma la minaccia di Lukashenko si alimenta con il nuovo esodo dall’Afghanistan, rimasto in mani talebane dopo la partenza delle truppe Usa e occidentali. Non solo. La mossa del leader bielorusso coglie una Ue impreparata a gestire la nuova emergenza e anzi costretta ad accettare la decisione delle autorità lituane di alzare un muro anti-migranti al confine. Un’onta per l’Ue dei valori fondamentali scritti nei Trattati e immaginati dai padri fondatori.
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.