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Ilva, entro lunedi risposta a piano Bondi,"senza Taranto no futuro - Riva

Lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, ina foto dell'agosto 2012. REUTERS/Yara Nardi (Reuters)

di Giancarlo Navach MILANO (Reuters) - L'incontro fra il gruppo Riva e il commissario straordinario per l'Ilva di Taranto, Enrico Bondi, sul piano ambientale e industriale per riconvertire lo stabilimento del capoluogo ionico, è "stato interessante e civile, ci siamo scambiati le reciproche informazioni: faremo avere al commissario la nostra posizione nei termini di legge, cioè lunedi prossimo", ha detto Claudio Riva che insieme al cugino Cesare ha guidato la delegazione odierna alla presenza dei legali delle due parti. In una delle rare interviste concesse da uno degli esponenti della famiglia, Claudio, figlio del leader Emilio Riva decedeuto di recente, passato alla guida del colosso siderurgico insieme a Cesare, ha poi aggiunto, all'uscita dalla sede dell'Ilva a Milano che "il futuro è sicuramente molto complicato. Spero che ci sia un futuro per l'Italia siderurgica. Senza Taranto, senza lo stabilimento, senza un futuro per l'Ilva penso che ci sia poco futuro per l'Italia". Il piano di Bondi, in scadenza come commissario il prossimo 4 giugno, prevede di riconvertire Taranto - al centro di un'inchiesta per disastro ambientale che nell'estate 2012 ha portato al sequestro dell'area a caldo dello stabilimento - alla produzione del preridotto, che prevede un maggiore utilizzo del gas naturale rispetto alle cokerie. Per portare avanti questo progetto, messo a punto da Bondi e dalla Mc Kinsey, occorre, però, un impegno finanziario di oltre 4 miliardi di euro. Chi li mette? Di fatto fra fra Bondi e i Riva non ci sono mai stati contatti e quello odierno rappresenta uno dei primi vertici. Il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, due giorni fa in occasione dell'assemblea annuale, non ha lesinato critiche alla gestione Bondi che, a suo dire, sta portando l'azienda sull'orlo del fallimento ("A un anno di gestione commissariale dell'impianto di Taranto, la produzione è crollata e l'azienda perde fra i 60 e i 70 milioni di euro al mese. Il governo Renzi deve intervenire"). E anche il piano di produrre il preridotto non convince Gozzi perché farebbe aumentare notevolmente i costi per il suo massiccio utilizzo del gas. "La famiglia è molto unita e ci vogliamo molto bene", ha poi detto Riva ai giornalisti. "Ma la famiglia non ha niente a che vedere con il gruppo. Il gruppo Riva è un gruppo industriale e di questa vicenda se ne occupa il gruppo e non la famiglia Riva", ha concluso, con l'evidente obiettivo di separare la famiglia da quelle che saranno le sorti del gruppo. Sorti, che lo stesso vice ministro allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenzi, intravede fra l'imprenditoria siderurgica italiana a cui ha chiesto di entrare in campo. E l'occasione poitrebbe essere l'aumento di capitale per implementare il piano Bondi. I pretendenti sembrano non mancare: dal gruppo Arvedi, alla disponibilità già espressa da Marcegaglia e da Arcelor-Mittal. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia