Influenza aviaria: i grandi numeri dell'epidemia, dalla Norvegia al Portogallo
Quasi 2.500 focolai e 47,5 milioni di volatili abbattuti negli allevamenti, oltre 3.500 casi negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo e sino all'Ucraina.
Sono i numeri della più grande epidemia di influenza aviaria 2021-22, mai vista in Europa secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Il rischio di trasmissione all'uomo esiste, ma è classificato a livello medio-basso dalle agenzie dell'Unione, pur
interessando 37 Paesi europei.
L'Italia è il secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383).
L'insolita persistenza del virus negli uccelli selvatici è continuata per tutta l'estate da poco conclusa e si è verificata in 15 Paesi europei, causando una massiccia mortalità.
Da giugno a settembre di quest'anno, il numero di focolai negli uccelli domestici è diminuito rispetto ai mesi precedenti, pur essendosi comunque più che quintuplicato.
"Con i casi rilevati nel pollame e nei volatili selvatici fino a settembre, l'attuale epidemia è chiaramente ancora in corso: con l'inizio della migrazione autunnale e l'aumento del numero di uccelli selvatici che svernano in Europa, è probabile che il rischio sia più elevato", ha dichiarato Guilhem de Seze, responsabile del dipartimento Valutazione del rischio e produzione dell'EFSA.