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Italia, su sostenibilità debito indicazioni contrastanti - Ue

MILANO (Reuters) - Luci e ombre, senza una reale prevalenza delle une né delle altre, nel complesso e delicato giudizio della Commissione europea circa la 'sostenibilità' del debito pubblico italiano. Lo scrive il dettagliato documento monografico dedicato ai cosiddetti 'squilibri macro' italiani diffuso all'indomani dell'imprimatur di Bruxelles alla legge di stabilità 2015. L'attenuante dei 'fattori rilevanti', in primo luogo la bassa crescita, ha intanto risparmiato ieri pomeriggio a Roma una rigida applicazione delle norme Ue sul rientro del debito. "Ricordando che non esiste alcuna soglia fissa in base a cui definire un debito sostenibile, l'analisi esige di tenere in considerazione un buon numero di criteri [...] la valutazione sull'Italia evidenzia un quadro a tinte contrastanti" scrive Bruxelles. Sugli oltre 2.100 miliardi di euro della montagna del debito, una pressione al rialzo sui costi di raccolta deriva dall'elevata necessità di rifinanziamento e sui rischi del cosiddetto 'roll-over'. Le attuali stime indicano le emissioni dei titoli di Stato del 2015 attorno ai 450 miliardi, mentre per il debito/pil la Ue vede il rapporto al 133,0% alla fine di questo anno e al 131,9% a fine 2016. Sempre in termini di fattori rilevanti, positiva invece la posizione italiana nel caso del debito estero, come dicono i numeri su partite correnti e posizioni nette degli investimenti internazionali, per di più in controtendenza rispetto al resto dell'Europa meridionale. "Questo non renderebbe però l'Italia immune in caso di un'inversione dei flussi degli investimenti esteri come accaduto a metà 2011. [...] Da considerarsi un elemento che fa da scudo agli eccessi di volatilità sui mercati internazionali anche il fatto che i titoli di Stato siano in mano in prevalenza (circa 60%) a investitori nazionali" si legge sempre nel documento. DEFLAZIONE SPINGE TASSI REALI, PEGGIORA DINAMICA DEBITO/PIL Interessante infine il giudizio Ue sulla dinamica del cosiddetto premio al rischio, con lo spread Btp/Bund sul tratto a dieci anni ai minimi da maggio 2010 mentre su primario e secondario i benchmark accumulano record negativi di sempre. "La bassa inflazione innalza il tasso implicito reale sul debito in circolazione e peggiora la dinamica del debito/Pil" si avverte, ricordando che vanno tenute anche in considerazione - la Bce ne parla quasi ossessivamente - le aspettative di inflazione, che aumentano il costo reale della raccolta peggiorando così le prospettive di crescita. Per l'anno in corso la stima Ue per l'Italia indica un calo dei prezzi al consumo dello 0,3%. "Per bilanciare l'impatto sul debito di un'eventuale ulteriore frenata dell'inflazione sarebbe necessaria una nuova discesa dei tassi reali unitamente a un maggior miglioramento dell'avanzo primario".