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Italiani investono di più in criptovalute, ma con "conoscenze poco diffuse"

This illustration picture taken on June 14, 2019 shows a man walking past a logo of Consob (Commissione Nazionale per la Societa' e la Borsa, National Commission for companies and stock exchange) as he arrives for the annual meeting with financial market in Palazzo Mezzanotte in Milan. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)        (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images) (Photo: MARCO BERTORELLO via Getty Images)

Se il 2021 è stato l’anno dell’esplosione delle criptovalute, il 2022 sarà l’anno delle cripto-attività. Lo lasciano prevedere i dati pubblicati nel Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane. L’interesse degli italiani verso i mercati azionari, il trading online e le cripto-attività è cresciuto durante l’anno che si è appena concluso. E tra chi usa la rete per le sue scelte economico-finanziarie, circa il 28% usa servizi finanziari online più di quanto facesse prima della pandemia.

Questa tendenza trova conferma anche nell’attività di trading degli investitori retail italiani, che si è intensificata nell’ultimo biennio. Per le azioni, il totale delle transazioni in acquisto e in vendita effettuate dagli italiani si è attestato a 41 miliardi nel 2021 (43 nel 2020 e 31 nel 2019). Per l’ammontare negoziato, gli acquisti lordi di azioni sono arrivati a 144 miliardi (137 miliardi nel 2020 e 113 nel 2019), mentre gli acquisti netti sono stati negativi per 4,9 miliardi, segnando un’inversione di tendenza rispetto al dato positivo del 2020 (+3,6 miliardi). L’anno scorso, inoltre, è cresciuto l’interesse verso i crypto-assets. “Gli asset oggetto di negoziazione si connotano per una elevata eterogeneità, frutto di un continuo processo di innovazione finanziaria, e per una forte volatilità dei prezzi”, si legge nel Rapporto.

Dai dati Consob emerge come il periodo di emergenza sanitaria abbia contribuito ad aumentare in linea generale la capacità delle famiglie di risparmiare. I dati fotografano una situazione in cui il 27% delle famiglie ha avuto un calo del reddito familiare, il 39% fatica a far fronte alle spese e il 28% non riuscirebbe a sostenere una spesa imprevista di 1.000 euro.

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In questo contesto l’online quindi sembra prevalere su come impiegare le proprie disponibilità finanziarie, ma la partecipazione a web communities riferite a finanza e investimenti è ancora marginale: nonostante l’interesse a partecipare una financial community è manifestato dal 16% degli investitori, solo il 6% degli investitori afferma di farne parte.

Nel 2021 il livello di conoscenze finanziarie è aumentato, seppure non di molto: gli indicatori di conoscenza sono aumentati di 3 punti percentuali rispetto al 2019. Ma se la partecipazione ai mercati finanziari cresce, i ‘nuovi’ investitori presentano più di frequente un livello di alfabetizzazione finanziaria e di competenze digitali inferiori rispetto a quelle degli investitori di più lunga data.

La Consob è l’organo di controllo del mercato finanziario italiano e tra le sue missioni c’è anche quella di combattere l’ignoranza finanziaria, come ha sottolineato il presidente della Consob Paolo Savona alla presentazione del Rapporto. “Con le asimmetrie di informazioni che si determinano sul mercato finanziario a seguito del mutamento delle politiche monetarie, sempre più invasive, e della diffusione delle criptovalute, il raggiungimento del nostro obiettivo diventa sempre più difficile”. Lo scopo del Rapporto, ha detto, come le altre attività dell’ente, “fungono da manuali per fini educativi, per raggiungere l’obiettivo della protezione del risparmio e la sua destinazione prevalente alla crescita reale”.

E commentando la situazione economica del 2021 restituita dalle ricerche Consob, Savona ha osservato che ci sono due fattori di rischio che emergono dal Rapporto, premettendo che “gli investitori rivolgono richieste di compensare le perdite quando queste si realizzano e riversano sulle autorità di controllo finanziario, come la Consob, l’onere della loro protezione”. Allora il primo dei due elementi, ”è che metà del campione non ha fiducia in nessun intermediario del risparmio e qui troviamo una incoerenza: non gestiscono il risparmio per conto proprio e si affidano a un intermediario di cui non hanno fiducia”, ha osservato.
“Il secondo è che una larga maggioranza di investitori considera la garanzia di rimborso la principale variabile che influenza le loro scelte”. E anche qui il riferimento è al mondo delle criptovalute: “Chi è che rimborsa le criptovalute, non si sa”, ha detto Savona.

“Non è una novità che il risparmio sia da me considerato insieme alle esportazioni uno dei pilastri su cui poggia il nostro benessere materiale e sociale”, ha aggiunto il Presidente. “L’ipotesi che regge la nostra attività è che un buon funzionamento e buone informazioni migliorino la performance del mercato e quindi lo sviluppo del Paese. Un assunto che noi consideriamo ancora valido ma che i risultati di questo Rapporto dicono essere debole”, ha concluso riferendosi a un’educazione finanziaria ancora poco diffusa in Italia.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.