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L'uomo che ha riportato in vita la Costa Concordia

Il colosso della Costa Crociere è pronto per essere trasportato a Genova, dove verrà smantellato. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza la Micoperi e la filosofia di Silvio Bartolotti, per il quale "nulla è impossibile"

Silvio Bartolotti, l'uomo che ha riportato in vita la nave naufragata il 13 gennaio 2012 all'isola del Giglio. (Micoperi)

Per Silvio Bartolotti non c'è nulla di impossibile. E il raddrizzamento della Concordia, la messa in mare del gigante naufragato il 13 gennaio 2012, lo dimostra. L'operazione "Determination and Love", condotta dalla sua azienda, la Micoperi, ha lasciato a bocca aperta il mondo, puntando i riflettori su un'Italia che funziona in cui, per dirla con Bortolotti, "abbiamo bisogno di ritrovarci".

Mentre parliamo con l'uomo responsabile di una delle operazioni più delicate e finora meglio condotte nel nostro Paese in seguito a un disastro che ha paralizzato l'isola del Giglio per 18 mesi, le condizioni metereologiche sono avverse e fanno parlare di un ritardo nella partenza verso il porto di Genova, dove la nave verrà smantellata. Sono giunti anche i mezzi militari, una quindicina di navi pronte a scortare il gigante di Costa Crociere in sicurezza.

Com'è stato riportare alla luce la Costa Concordia dopo 18 mesi?
"Più che riportarla alla luce, direi che l'abbiamo quasi riportata in vita: rivedere la prua fuori dall'acqua, rivedere la nave in tutta la sua maestosità è un'emozione anche per me. Ci rendiamo conto anche che si tratta di un evento mediatico che non ha paragoni al mondo".

Qual è stato il primo impatto una volta davanti al relitto?
"La prima volta che l'ho visto mi ha colpito la sua grandezza, anche in acqua era già gigantesco. Vedere in mare questo enorme cetaceo era una cosa che stringeva il cuore. Poi però tutto ciò che comporta l'impegno e la tecnica per rimetterlo al suo posto, ha preso il sopravvento e ci siamo messi al lavoro".

Lei ha acquistato la Micoperi nel 1995: com'è cambiata la sua azienda dopo la vicenda Costa Concordia?
"La mia azienda non vive di questo: la nostra è una realtà dedita ad un lavoro programmato, progetti precisi a cui però fanno seguito sempre degli inconvenienti perché, lavorando col mare, niente va mai a finire come si è previsto. La stessa cosa è successa per il caso Concordia: il progetto è nato giorno dopo giorno, mano mano che aumentava la conoscenza del mare e della nave".

Lei ha deciso di lasciare i suoi guadagni al Giglio: ci può spiegare meglio la sua iniziativa e l'origine di questa scelta?
"Io non avevo intenzione di partecipare a questo progetto, perché nasceva da una disgrazia. E da una disgrazia non viene mai niente di buono. Poi è arrivata la telefonata di un amico (di cui non ci fa il nome, ndr.) in cui mi si chiedeva di partecipare al progetto perché era necessario che un'azienda italiana si mettesse in gioco per evitare che il Paese facesse l'ennesima figuraccia. Così mi sono messo in gioco. Ho affitato i mezzi necessari al lavoro alla metà del prezzo normale. Alla fine ci sarà comunque un certo margine di utile che verrà investito in fabbricati pubblici, pavimentazione, operazioni all'interno dell'isola. Sono convinto che i frutti di una disgrazia debbano andare in beneficenza, un campo che come azienda conosciamo molto bene".

Nonostante l'aura tragica che aleggia intorno alla Concordia, ha qualche ricordo curioso di questa esperienza?
"Quello che ricordo sono senza dubbio i rapporti umani, quelli con i partner americani, con i funzionari e gli abitanti".

Qual è invece la cosa che non dimenticherà mai?
"Sicuramente la notte del raddrizzamento della nave: si pensava che fosse un'operazione del tutto impossibile da realizzare. E invece eccoci qui. Abbiamo fatto qualcosa che dà prestigio alla nostra nazione. Ci arrivano attestati di stima da tutto il mondo, cosa che mi rende orgoglioso. Abbiamo bisogno di ritrovarci in questa nazione Italia, ricordando che non c'è nulla di impossbile: basta volerlo e metterci tanto impegno e tanto amore".

"Determination and Love", per l'appunto.