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Lavoro, Pd prepara emendamenti a decreto. Iter parlamentare in salita

ROMA/BARI (Reuters) - Si infoltisce la fronda contraria al decreto legge del 20 marzo sul lavoro targato Renzi-Poletti per il quale si preannuncia un iter parlamentare in salita. E il fuoco, dopo quello della Cgil [nL6N0MB32I], è di nuovo amico: proviene cioè da una parte del Pd - partito del premier e del ministro del Lavoro - a due mesi dalle elezioni europee che saranno un test per il neonato esecutivo. Cesare Damiano, presidente Pd della Commissione Lavoro alla Camera ed ex ministro del Lavoro, annuncia emendamenti al decreto sia sui contratti a termine che sull'apprendistato. "Se [il ministro Giuliano] Poletti afferma che il decreto non si cambia, sbaglia. Non vogliamo stravolgere il provvedimento, ma qualche aggiustamento va fatto. Non ci piacciono i tre anni di contratti a termine senza causale con la possibilità di otto rinnovi", ha spiegato Damiano ritenendo che la norma aumenti la precarietà del lavoro. E anche sull'apprendistato l'ex ministro contesta il superamento del vincolo per le imprese alla stabilizzazione dei vecchi apprendisti per averne di nuovi. In più, la cancellazione "dell'obbligo di una quota di formazione per gli apprendisti erogata dagli enti pubblici è a rischio di infrazione europea", spiega Damiano a Reuters. Poletti, oggi a Bari, tiene il punto: "Se qualcuno ci chiede di stravolgere quello che abbiamo fatto, onestamente non siamo per niente disponibili e sosterremo con forza le nostre posizioni". "Le critiche al decreto anche dal Pd le capisco, sono normali. Le discussioni è bene che ci siano: il Parlamento ora esaminerà il provvedimento, lo valuterà nel merito e farà le sue scelte", aggiunge più cauto. DL DI POCHI ARTICOLI: SI PUO' CAMBIARE SENZA STRAVOLGERE? Se si considera che il decreto si basa su contratti a termine e apprendistato - rinviando la eventuale introduzione del contratto unico e la riforma degli ammortizzatori sociali alla delega - si capisce come l'anima stessa del provvedimento sia messa in discussione. Entrambe le norme, peraltro, sono in vigore da appena due anni, parte della riforma del Lavoro di Elsa Fornero. Il governo potrebbe per paraddosso trovare il sostegno di Ncd e Scelta Civica. Il dl uscito dal Consiglio dei ministri innalza a tre anni, da uno, il periodo entro il quale si può rinnovare un contratto a termine senza causale nella convinzione, ribadita più volte da Poletti, che una impresa sarà più invogliata a stabilizzare un lavoratore che ha fatto esperienza per 36 mesi piuttosto che una delle tante persone che occupano a rotazione quella posizione. L'obbligo di causale, secondo il ministro, aumenta il pericolo di azioni legali contro l'impresa inibendo la riconferma del lavoratore. "Abbiamo dati di ricorsi sistematici al giudice del lavoro. Questo ha prodotto un effetto-riflesso, per cui molte imprese interrompono il contratto a termine dopo sei-dieci mesi e rimettono nella stessa posizione un'altra persona", ha spiegato Poletti. Senza causale invece, "alla fine dei 36 mesi è più ragionevole immaginare che venga assunta una persona che è stata lì 36 mesi. Sostenere che questo decreto aumenti la precarietà, secondo me è in contrasto coi numeri", ha aggiunto ricordando che negli ultimi 3 mesi del 2013 su 100 contratti, 68 erano a termine. La Commissione calendarizza oggi l'iter del provvedimento e le altre audizioni. Come noto, un decreto per non decadere deve essere convertito in legge entro due mesi, più o meno il tempo che separa dal voto europeo del 25 maggio. Siete pronti a votare contro il decreto in assenza di modifiche? "Valuteremo, al momento siamo al lavoro per aggiustarlo", conclude cauto Damiano. (Francesca Piscioneri) Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia