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Legge elettorale, 29 senatori Pd contro Renzi. Boschi: riforma non rischia

Il premier Matteo Renzi, alle sue spalle l''immagine di Silvio Berlusconi su un megascreen. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Roberto Landucci ROMA (Reuters) - Ventinove senatori democratici si sono schierati contro la riforma elettorale che il premier Matteo Renzi ha contrattato con Silvio Berlusconi, ma il governo non si aspetta una bocciatura in Senato, dove oggi si inizia a votare, malgrado la fronda interna e lo scontento in Forza Italia. Prima su Twitter, poi vis-à-vis con Berlusconi, infine davanti ai suoi senatori Renzi non ha rinunciato ai punti qualificanti del nuovo sistema elettorale: premio di maggioranza alla lista che vince al primo turno o al ballottaggio e scheda elettorale con capolista deciso dai singoli partiti e due voti di preferenza. Anche Berlusconi avrebbe dato indicazione ai suoi senatori di votare a favore della riforma, come riferisce una fonte di Forza Italia. Ma la minoranza del partito, che si riconosce in Raffaele Fitto, è contraria. Il Pd si è spaccato. Ventinove senatori su 108, guidati dal bersaniano Miguel Gotor, hanno detto che non aderiranno alle indicazioni del premier sui capolista bloccati, chiedendo invece più spazio al voto di preferenza. In una assemblea del gruppo al Senato a cui ha partecipato lo stesso Renzi, la relazione del premier è passata con 71 voti a favore e un astenuto su 90 presenti; 18 dissidenti non hanno partecipato al voto interno, gli altri erano assenti. Ma il governo dice di non temere sorprese in aula a Palazzo Madama, dove oggi cominciano le votazioni. "Affrontiamo l'aula sapendo che i numeri ci sono", ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. BERSANI DIFENDE "LA DITTA": IN SENATO NON VOTARE CONTRO Difficilmente i 29 dissidenti del Pd faranno affossare la legge, rischiando una crisi di governo. L'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, riferimento di molti senatori frondisti, ha ipotizzato infatti come forma di dissenso al Senato l'astensione dal voto. Se così fosse, il governo avrebbe buone chance di farcela al Senato, dove in questo caso non c'è voto segreto, prima dell'ultima lettura alla Camera. Alla domanda se voterà contro la riforma, Gotor ha risposto: "In aula sarà decisivo (Denis) Verdini", lasciando intendere che il ddl passerebbe grazie all'apporto decisivo di Fi. Le tensioni sulla legge elettorale potrebbero invece riflettersi sulla prova più difficile per Renzi, l'elezione del Capo dello Stato la prossima settimana. Il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini ha escluso oggi che Renzi e Berlusconi abbiano parlato di Quirinale. "Ma se al Senato la legge elettorale passerà con i voti decisivi di Forza Italia, è più probabile che Berlusconi farà sentire il suo peso sulla partita del Quirinale, dato che nei voti segreti a Renzi potrebbero mancare diversi dei suoi", dice un senatore democratico. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia