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Legge elettorale, Renzi propone "Italicum", doppio turno di coalizione

di Massimiliano Di Giorgio ROMA (Reuters) - Il segretario del Pd Matteo Renzi ha presentato oggi alla direzione del suo partito la proposta di riforma elettorale, che lui stesso ha definito "Italicum", concordata sabato scorso con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e discussa con altri leader, un sistema a doppio turno di coalizione basato su piccole circoscrizioni con pochi candidati ma senza preferenze. Nel suo intervento alla direzione del Pd di oggi, trasmessa in streaming, Renzi ha anche difeso la decisione di discutere direttamente con Berlusconi, che sabato scorso si è recato per la prima volta nella sede del partito di centrosinistra, nonostante le veementi critiche di una parte dei democratici. E stasera lo stesso ex premier ha espresso apprezzamento per l'intervento del segretario Pd, spiegando che ha rappresentato "in modo chiaro e corretto il contenuto dell'intesa". COSTITUZIONE E LEGGE ELETTORALE La riforma elettorale fa parte di un pacchetto che comprende due leggi costituzionali, cioè il superamento del Senato e la revisione dei poteri delle Regioni. Sulla riforma del Senato, Renzi ha detto che il Pd porterà la proposta in segreteria entro il 15 febbraio ed entro la seconda metà di quel mese in Parlamento, e che punta sull'approvazione in prima lettura entro il 25 maggio. Il sistema elettorale concordato con Berlusconi - ma che secondo il sindaco di Firenze viene incontro anche alle richieste della maggioranza di governo di Enrico Letta, di cui fa parte il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano - prevede la ripartizione dei seggi della Camera su base nazionale, in 120 collegi elettorali (che Renzi ha definito collegi plurinominali, visto che dovrebbero essere composti di pochi candidati, 4 o 5). Le liste potranno allearsi, formando coalizioni che dovranno raggiungere almeno il 12% dei voti validi per ottenere seggi, mentre le singole liste alleate dovranno superare il 5%. Le liste fuori dalle coalizioni dovranno avere invece almeno l'8%. La coalizione o lista più votata potrà avere un premio di maggioranza solo a patto che ottenga almeno il 35% dei voti. In quel caso, il premio sarebbe al massimo del 18% fino al massimo del raggiungimento del 55% dei seggi. Se nessuno arrivasse a quella soglia, due settimane dopo si andrebbe al ballottaggio tra le due liste o coalizioni più votate, e il vincitore di questo secondo turno o ballottaggio - che non prevede apparentamenti tra forze politiche che al primo turno erano concorrenti - otterrebbe alla fine il 53% dei seggi. Nell'accordo Renzi-Berlusconi sono escluse le preferenze sulle liste elettorali, ha spiegato il segretario, condizione peraltro consentita dalla Corte Costituzionale, che nelle motivazioni della sentenza con cui ha di fatto abrogato il precedente sistema elettorale, cioè il Porcellum, ha dato il proprio placet a liste bloccate di pochi nomi. Ma il segretario ha promesso che per comporre le liste il Pd utilizzerà le primarie e che sarà rispettato il principio della rappresentanza di genere. Su questo però la minoranza del partito ha già annunciato il proprio dissenso. La proposta, che è in sostanza bipolare, tiene insieme l'idea di coalizioni ma, con le soglie di sbarramento, prova a ridurre il peso dei partiti minori, cercando di garantire la stabilità. Renzi l'ha definita "un passo avanti straordinario", anche per evitare un nuovo governo di larghe intese. RENZI DIFENDE DIALOGO BERLUSCONI Nel suo intervento, Renzi ha anche difeso il dialogo diretto con Forza Italia e il suo leader Berlusconi, condannato l'estate scorsa in via definitiva per frode fiscale e per questo poi espulso dal Senato, dove era stato eletto. "La legittimazione politica di Berlusconi non riguarda me e non viene da noi ma deriva dalla legittimazione degli elettori", ha detto il segretario democratico, ricordando che la coalizione di centrodestra - ora divisa - alle elezioni di febbraio 2013 aveva circa il 29% dei voti. "Molti di quelli che hanno detto che non dovevo portare Berlusconi al Nazareno [cioè nella sede del Pd] hanno fatto di tutto per portarlo a Palazzo Chigi", ha attaccato il sindaco, riferendosi al governo di larghe intese nato dopo che il Pd non è riuscito a ottenere la maggioranza in Senato. "Io non sono subalterno al punto di avere delle idee che devo cambiare perché le ha anche Berlusconi", ha ribadito Renzi, ricordando anche che il terzo grosso polo politico italiano, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, ha rifiutato le richieste d'incontro, come del resto anche la Lega Nord. "Vogliamo realizzare, in un clima di chiarezza e di rispetto reciproco, un limpido sistema bipolare, che garantisca una maggioranza solida ai vincitori delle elezioni, che riduca impropri poteri di veto e di interdizione, e che favorisca un sistema politico di chiara alternanza", ha detto per parte sua Berlusconi, sostenendo l'iniziativa con Renzi. Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia