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L'Europa si appoggia ai bilanci

Il filo dell’incertezza che unisce Spagna, Grecia e Polonia presto potrebbe toccare tutto il Vecchio continente. Almeno per quello che riguarda i mercati finanziari. Ma, dicono gli operatori, gli investitori per il momento possono contare sugli utili aziendali.

La vittoria alle elezioni amministrative iberiche del movimento di sinistra (e anti austerità) Podemos, che si è aggiudicato Barcellona e sarà determinante nelle giunte di Madrid, Valencia e Saragozza, viene considerato un altro elemento di rischio nel puzzle che forma il delicato quadro dell’Europa. Il risultato delle urne in uno dei paesi a rischio della regione si va a sommare a quello che ha visto, in Polonia, la vittoria degli euroscettici. Su tutto aleggia la questione del debito greco. Le ultime notizie arrivate da Atene parlano di trattative che potrebbero arrivare in porto fra il governo ellenico e i creditori per arrivare al pagamento della rata da 302 milioni e rotti dovuti, entro il 5 giugno, al Fondo monetario europeo. Non rispettare quest’obbligo aprirebbe le porte a un default della Grecia con effetti imprevedibili sul resto del sistema economico. E non solo quello europeo. Il segretario al Tesoro Usa, Jack Law, per esempio, ha avvertito che nessuno dovrebbe essere rilassato in merito ai rischi che un possibile fallimento della Grecia e una sua ipotetica uscita dall'Eurozona potrebbero avere sull’economia globale.

Non tutto il male
“Con riguardo alla Spagna l’elemento di preoccupazione risiede nelle elezioni politiche che avranno luogo a fine anno, con il rischio di un ulteriore progresso delle forze populiste anti-austerity”, spiega un report firmato da Aldo Martinale, Responsabile funzioni studi e analisi di Banca Intermobiliare. “A questo proposito si devono fare alcune considerazioni. Seppure in forte calo il Partito Popolare dell’attuale premier, Mariano Rajoy, è ancora la prima forza politica del paese. Quelle di domenica erano elezioni amministrative nelle quali l’approccio degli elettori potrebbe essere più aggressivo rispetto alle politiche. Resta il fatto che tutte le recenti tornate elettorali hanno confermato la crescita delle forze populiste in Europa e ciò può costituire una minaccia per la tenuta dell’area in questa delicata fase economica”.

Dei recenti sviluppi politici si può anche dare una lettura positiva. “L’unica possibilità di contrastare l’ascesa dei partiti populisti e anti-euro è quella di puntare ad un miglioramento della situazione economica”, dice Martinale. “Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, le autorità politiche e soprattutto monetarie dovranno continuare a spingere in maniera aggressiva sulle manovre espansive (la prima scadenza sono proprio le elezioni politiche spagnole di fine anno, mentre l’appuntamento cruciale saranno le presidenziali francesi del 2017)”.

Cosa dicono i numeri
Ma al di là delle questioni politiche, ci sono da considerare anche i numeri. Le attese sul Pil dell'Eurozona sono in crescita: a inizio anno il consensus si attestava a +1,25% per il Pil 2015, oggi si stima un incremento dell'1,75%. Nel (Oslo: NEL.OL - notizie) frattempo imprese e famiglie possono fare affidamento sull’indebolimento dell’euro (che rende più competitive le aziende) e sul calo del prezzo del petrolio (che dovrebbe lasciare qualche soldo in più in cassa e in tasca). Per quanto riguarda le Borse, se si mettono da una parte le questioni politiche, l’attenzione torna sulla redditività aziendale. “La ripresa degli utili europei non è finita”, spiega uno studio di Rob Jones, responsabile dell’azionario europeo di Union Bancaire Privée - UBP (Taiwan OTC: 6471.TWO - notizie) . “Mentre i profitti negli Stati Uniti sono ben al di sopra del picco pre-2007, in Europa restano oltre il 20% al di sotto di tale livello. Per questo, i multipli price/earning sono molto più interessanti, soprattutto in Paesi dove la crisi economica è stata molto dura, come la Spagna, l'Irlanda e l'Italia”.