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L'indirizzo del Governo: obbligo del green pass anche per i parlamentari

Partito Democratico political party lawmaker Roberto Giacchetti attends a parliamentary session at the Montecitorio Palace in Rome November 28, 2007. The Chamber of Deputies voted on the pension and labor markets reform.   REUTERS/Dario Pignatelli    (ITALY) (Photo: Dario Pignatelli via Reuters)
Partito Democratico political party lawmaker Roberto Giacchetti attends a parliamentary session at the Montecitorio Palace in Rome November 28, 2007. The Chamber of Deputies voted on the pension and labor markets reform. REUTERS/Dario Pignatelli (ITALY) (Photo: Dario Pignatelli via Reuters)

È la discussione che si apre durante la riunione della cabina di regia tra il Governo e i capidelegazione dei partiti di maggioranza a palazzo Chigi a spiegare perché l’estensione dell’obbligo del green pass per i parlamentari è tutto tranne che una questione scontata. E il fatto che il Governo abbia dovuto specificare che anche i deputati e i senatori dovranno esibire il certificato verde per entrare a Montecitorio e a palazzo Madama non si esaurisce nelle procedure, tra l’altro ben conosciute dai partecipanti alla riunione. Insomma è vero che il principio dell’autodichia non permette di estendere in automatico l’obbligo a un organo costituzionale come è il Parlamento, ma la sottolineatura del Governo è stata qualcosa di più di un passaggio formale. Fonti dell’esecutivo parlano di “un’aspettativa” da parte di palazzo Chigi, ma a più di un partecipante è sembrato un vero e proprio atto di indirizzo.

Già il fatto che se ne sia parlato proprio quando la riunione era focalizzata sul nuovo perimetro del green pass è un altro elemento che rafforza la non causalità dell’intervento del Governo. Anche le reazioni, positive e negative, degli stessi parlamentari, allungano questo ragionamento. Claudio Borghi è già sulle barricate: “Sono contrario all’estensione dell’obbligo di green pass per accedere in Parlamento, l’ho detto e lo farò. Intendo aspettare che il provvedimento arrivi in Aula e lì posso adire alla Corte costituzionale”. Il deputato della Lega specifica che la sua è una contrarietà legata all’estensione dell’obbligo per tutti i lavoratori e non quindi la tutela di un privilegio, ma le sue parole sono indicative di una vicenda che ha travalicato, e dopo pochi minuti, la riflessione che si è svolta durante la cabina di regia a palazzo Chigi.

Qualcun altro, leggere Maria Elena Boschi, dà voce al fronte dell’invito da raccogliere immediatamente. “Siamo stati i primi, già a luglio, a chiedere con una lettera ai presidenti di Camera e Senato che il green pass fosse il requisito per accedere in Parlamento”. Da Montecitorio fonti vicine alla presidenza fanno sapere a Huffpost che la direzione è recepire l’indicazione che arriverà dal decreto, una volta approvato dal Consiglio dei ministri. Il green pass è obbligatorio alla Camera, per i parlamentari, ma anche per i dipendenti e per i giornalisti, già dal 6 agosto, per accedere alla buvette e alla mensa, ma anche alla biblioteca e alle conferenze stampa. Non è invece obbligatorio per entrare nel Palazzo e per accedere all’aula. Le stesse fonti spiegano che si è seguito il principio dell’utilizzo del green pass che è in vigore all’esterno. Con il via libera del Consiglio dei ministri all’obbligo anche per recarsi nei luoghi di lavoro - è la conclusione del ragionamento - anche Montecitorio è pronta ad adeguarsi alle nuove regole e quindi all’obbligo del green pass. Servirà una delibera del collegio dei questori, in virtù del principio dell’autodichia, ma è di fatto un passaggio formale. Poi c’è il pensiero dei singoli parlamentari. Ma questa è un’altra storia.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.