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De Luca indagato per presunta sentenza "comprata", respinge accuse

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ai tempi della campagna elettorale, a fine maggio 2015. REUTERS/Ciro De Luca (Reuters)

ROMA (Reuters) - Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è indagato dalla Procura di Roma insieme con altre 6 persone, tra cui un magistrato, con l'accusa di aver promesso una promozione in cambio di una sentenza a lui favorevole sull'applicazione della legge Severino. La notizia, riferita da una fonte giudiziaria, è stata confermata oggi nel corso di una conferenza stampa dallo stesso ex vice ministro ed ex sindaco di Salerno, esponente del Pd, che ha sostenuto di essere piuttosto "parte lesa" nell'inchiesta. "Ribadisco il mio totale sostegno alla magistratura e alla sua azione, essendo il più interessato su tutte le vicende che riguardano la vita pubblica nel nostro Paese e la mia attività", ha detto De Luca nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta tv. "Io sono parte lesa, io e l'istituzione che rappresento, e combatteremo contro chi oserà nei prossimi giorni gettare ombre sulla correttezza e la trasparenza del nostro comportamento". "Io non sono a conoscenza di nulla, di nulla, di nulla", ha detto ancora De Luca. De Luca e gli altri (tra cui il capo della sua segreteria politica, che si è dimesso) sono indagati di corruzione per induzione, ha detto la fonte giudiziaria. L'indagine della Procura di Roma, coordinata dallo stesso procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha portato lo scorso 19 ottobre a una serie di perquisizioni (che non hanno riguardato però De Luca). La vicenda è legata alla decisione del tribunale di Napoli di accogliere (il 22 luglio scorso) il ricorso dello stesso De Luca che chiedeva la non applicazione di un decreto governativo che lo sospendeva dall'incarico in virtù della cosiddetta legge Severino. La normativa prevede la decadenza o l'incandidabilità di persone condannate per alcune tipologie di reati. De Luca è stato condannato in primo grado per abuso d'ufficio nella sua qualità di ex sindaco di Salerno. Il premier Matteo Renzi aveva firmato a fine giugno, dopo le elezioni di maggio, il decreto di sospensione di De Luca, che aveva subito fatto ricorso al tribunale. Secondo quanto riferito dalla fonte, i magistrati romani ipotizzano che la giudice relatrice del ricorso presso il Tribunale di Napoli avrebbe minacciato De Luca di una sentenza sfavorevole a meno che suo marito, un avvocato, non ottenesse un importante incarico in Regione. Secondo gli inquirenti, il presidente della Regione avrebbe promesso la promozione, che però non sarebbe poi avvenuta. Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia