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Mafia, durissimo colpo alla Stidda

LaPresse - Matteo Corner
LaPresse - Matteo Corner

Maxi operazione della Guardia di Finanza e della Polizia in diverse province d'Italia contro l'organizzazione mafiosa della Stidda. Una settantina gli arresti e sequestri per 35 milioni di euro.

In carcere sono finiti capi, gregari e semplici affiliati della cosca dei Di Giacomo. Negli ultimi anni il clan avrebbe preso con la violenza e le estorsioni il controllo su buona parte del territorio di Gela gestendo il traffico di droga, infiltrando l'economia legale con imprese di comodo e imponendo i prodotti delle proprie aziende.

Tante le spedizioni punitive degli stiddari, organizzate anche con l’uso di armi e con danneggiamenti seguiti da incendi, ai danni di chi osava contrapporsi al loro potere criminale, con una potenzialità “militare” costituita da “500 leoni”, ossia di 500 uomini armati che avrebbero potuto scatenare l’ennesima guerra di mafia.

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Le indagini svolte nel procedimento consentito di fotografare l’ala violenta del clan, ricostruendo plurime condotte estorsive poste in essere ai danni di commercianti ed imprenditori riottosi o poco propensi a sottomettersi al loro volere, che- nonostante ciò- hanno trovato il coraggio di denunciare le estorsioni

LEGGI ANCHE: Tre ergastoli al clan Spada: "È un'associazione mafiosa"

La Procura della Repubblica di Brescia, Direzione Distrettuale Antimafia - nell’ambito di una lunga e complessa indagine convenzionalmente denominata “LEONESSA”, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato - ha accertato l’operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, che ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro. La Stidda, nella sua versione settentrionale “in giacca e cravatta”, pur mantenendo le “antiche” modalità mafiose nell’ agire quotidiano si è dimostrata capace di una vera e propria “metamorfosi evolutiva,” sostituendo ai reati tradizionali nuovi business, utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i “colletti bianchi”, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati principalmente tra Piemonte, Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al risparmio facile.

L’indagine - che per il suo spessore ha visto il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dello SCICO della Guardia di Finanza e - ha parallelamente disvelato anche numerosi reati tributari e fenomeni corruttivi.