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Mangrovie (e Italia) in campo per la difesa climatica in Mozambico (di F. Attorre)

(Photo: Oliver Gerhard via Getty Images)
(Photo: Oliver Gerhard via Getty Images)

(di Fabio Attorre direttore dell’orto botanico di Roma)

Il Mozambico è uno dei Paesi più colpiti dalla crisi climatica. Violenti cicloni, che si abbattono sulle sue coste spazzando via intere comunità e mettendo in ginocchio l’economia locale, stanno diventando una cronaca sempre più frequente. Nel marzo del 2019 Idai, uno dei più devastanti, ha causato oltre 1.000 morti e danni enormi alle zone colpite. Nel corso dei due anni successivi, altri due violenti cicloni si sono abbattuti sul Paese.

In questa situazione il ruolo delle foreste di mangrovie è vitale. Questa linea di difesa naturale, che in origine segnava tutta la costa mozambicana, è in grado di ridurre del 66% l’energia delle onde. Ma è una protezione sempre più minacciata a livello globale. Queste fitte foreste che crescono lungo le coste, gli estuari e le lagune dei paesi tropicali e sub-tropicali sono uno degli ecosistemi più minacciati sia dalla crisi climatica che dal disboscamento. Secondo l’ultimo rapporto Fao del 2020, negli ultimi 30 anni è andato perso circa un milione di ettari di mangrovie in tutto il mondo.

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Visto che la conservazione delle mangrovie potrebbe fare la differenza per ridurre l’impatto dei fenomeni meteorologici estremi e delle inondazioni, soprattutto in alcune parti del pianeta, la cooperazione italiana, in un progetto portato avanti dall’Università di Roma La Sapienza in collaborazione con l’Università Eduardo Mondlane di Maputo, ha avviato un percorso di ricerca per monitorare questi ecosistemi e studiare i sistemi più validi per la loro conservazione e ripristino ecologico.

Lungo quasi tutti i 3.000 chilometri di costa del Mozambico si contano oltre 385.000 ettari di queste preziose foreste. L’obiettivo è proteggerle e accrescerle. Attraverso l’analisi di immagini satellitari ad alta risoluzione, tecnici e ricercatori hanno individuato i principali fattori di disturbo e degrado delle mangrovie del Paese: cause naturali, quali alluvioni e cicloni, e disboscamento incontrollato per far spazio a saline e campi agricoli.

Questi risultati preliminari evidenziano come le foreste di mangrovie siano attaccate su due fronti. Da una parte l’azione antropica: sviluppo urbano costiero; conversione delle foreste in saline, aree agricole, terreni per l’acquacoltura; eccessivo sfruttamento delle risorse forestali. Dall’altra l’estremizzazione dei fenomeni meteorologici causata dal cambiamento climatico. Già nel 2020, uno studio pubblicato su Global Change Biology condotto da alcuni ricercatori della Nasa indicava le cause naturali e i fenomeni meteorologici estremi come responsabili della perdita di circa il 40% delle foreste di mangrovie a livello globale.

Contemporaneamente, i ricercatori della National Oceanic and Atmospher Administration degli Stati Uniti, su Proceedings of the National Academy of Sciences fornivano ulteriori indizi sul legame fra riscaldamento delle acque oceaniche e aumento dell’intensità e della frequenza dei cicloni tropicali. Una combinazione devastante per le foreste di mangrovie. La loro conservazione passa quindi anche per il raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia climatica e di mitigazione del riscaldamento globale, senza i quali rischieremmo di vanificare ogni azione di conservazione e rispristino di questi straordinari ecosistemi.

I benefici dati dalla conservazione delle foreste di mangrovie non si fermano però alla sola protezione dagli eventi meteorologici estremi. Le mangrovie costituiscono infatti un ecosistema essenziale per l’equilibrio ecologico delle aree costiere. Collocate spesso alla foce di fiumi e corsi d’acqua che si gettano nell’oceano, creano un filtro naturale capace di intrappolare inquinanti e sedimenti vari che altrimenti soffocherebbero le barriere coralline.

Inoltre, costituiscono un habitat che sostiene la vita di diverse specie animali e vegetali. Insetti, uccelli e mammiferi trovano, nell’elaborata rete di rami che compongono queste foreste, cibo, riparo e un ambiente in cui prosperare. Mentre le intricate radici creano porti naturali per mammiferi acquatici, come i lamantini o i delfini, e vivai per pesci e crostacei che qui possono trascorrere le prime fasi del loro sviluppo.

Le mangrovie svolgono anche un ruolo fondamentale per il sostentamento delle comunità indigene costiere: oltre 120 milioni di persone in tutto il mondo vivono in prossimità di queste foreste. E infine, rappresentano un prezioso alleato nella riduzione dei gas serra e una soluzione naturale per molte sfide legate al contenimento del cambiamento climatico. Capaci di assorbire fino a 4 volte più anidride carbonica rispetto alle altre specie tropicali, queste piante sono destinate ad avere un ruolo fondamentale nei progetti di carbonio blu, concentrati sullo stoccaggio di anidride carbonica negli ecosistemi costieri e oceanici.

Per tutte queste ragioni gli studi avviati nell’Africa sud-orientale potranno rivelarsi cruciali per guidare le strategie di restauro e conservazione di una delle popolazioni di mangrovie più importanti del pianeta. In Africa è presente, infatti, il 22% dell’intera copertura globale di mangrovie e il Mozambico è il Paese con la maggiore estensione di queste foreste nel continente, secondo solo alla Nigeria. Eppure, le mangrovie africane rimangono tra quelle meno conosciute al mondo e molto ancora deve essere scoperto su queste incredibili piante

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.