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Maroni: Lombardia chiederà più autonomia dopo referendum ma tutto dipenderà da affluenza

Il presidente della Lombardia Roberto Maroni. REUTERS/Alessandro Garofalo (Reuters)

MILANO (Reuters) - Dopo il referendum consultivo di domenica prossima, la Lombardia chiederà allo Stato di avere maggiore autonomia in tutti i 23 ambiti previsti dalla Costituzione, anche se le aperture da parte del governo in questo senso dipenderanno da quanto alta sarà l'affluenza.

A dirlo è Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, in un'intervista a Reuters.

"Io parto con il chiederle tutte e 23 ma dipende dal risultato del referendum. A Roma ne valuteranno il peso sulla base di quante persone andranno a votare", ha spiegato.

Domenica prossima i 7,7 milioni di elettori lombardi sono chiamati a dire se sono favorevoli o meno a che la Regione chieda al governo "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse" nell'ambito dell'unità nazionale.

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Gli articoli 116 e 117 della Costituzione fanno riferimento a una ventina di ambiti legislativi che possono rientrare nelle competenze delle Regioni, tra cui istruzione, tutela e sicurezza sul lavoro, previdenza complementare, ricerca scientifica e sistema tributario sono quelle cui Maroni tiene di più.

Una delle principali critiche mosse all'esponente della Lega ruota attorno al fatto che per avviare una trattativa con il governo non fosse necessario indire un referendum ma fosse sufficiente un provvedimento regionale, attuabile in qualunque momento, come sta facendo la Regione Emilia Romagna. In passato un simile tentativo -- avviato dall'allora presidente lombardo Roberto Formigoni prima con il governo Prodi e poi con quello Berlusconi, in cui Maroni era ministro dell'Interno -- si è concluso senza successo.

Nonostante il referendum in Lombardia non preveda un quorum, a differenza di quello veneto che si terrà nello stesso giorno, gran parte dell'eventuale potere negoziale di Maroni con Roma dipenderà dall'affluenza. In Lombardia all'ultimo referendum, quello sulle trivelle, ha votato il 30% degli aventi diritto.

Maroni, in una conferenza stampa successiva all'intervista, ha detto di aspettarsi un'affluenza che superi il 34% ovvero quella raggiunta al referendum sul titolo V della costituzione del 2001.

"Non mi pongo soglie e non c'è una soglia sotto la quale non mi attiverò...mi attiverò comunque", ha garantito.

L'obiettivo dell'esponente della Lega, che per la Lombardia prende a modello regioni come il Friuli Venezia Giulia o il Trentino, è trattenere il 50% del residuo fiscale che attualmente ammonta a 54 miliardi di euro.

Maroni ha detto che, se potesse disporre delle tasse pagate in Lombardia, potrebbe contare su uno strumento per attrarre investimenti. "Se una multinazionale vuole venire in Italia sa che per 2-3 anni non paga tasse. Se riesco ad avere questa leva fiscale faccio di Milano e della Lombardia altro che la Silicon Valley....".

Il presidente della Regione ha poi ribadito le sostanziali differenze tra il referendum lombardo e quello tenutosi il primo ottobre in Catalogna sottolineando che "noi non vogliamo l'indipendenza, ci basta maggiore autonomia" e aggiungendo che la consultazione catalana "è contro la Costituzione mentre quella lombarda no".

A differenza di quanto accaduto con la questione catalana, gli operatori di mercato dubitano che i referendum di domenica possano generare volatilità sul mercato obbligazionario italiano dato che, diversamente dell'esito delle elezioni siciliane, non assegnano a queste consultazioni un significato politico nazionale.

(Mark Bendeich, Sara Rossi)

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