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Mediaset vede pay tv anche con meno calcio, contribuirà a ebit 2020 per 200 milioni

MILANO (Reuters) - (Si ripete invio dell'articolo di ieri, correggendo al secondo paragrafo che l'Ebit migliorerà al 2020 di 468 milioni, non che raggiungerà i 468 milioni)

Mediaset è pronta a ridurre drasticamente le attività della pay tv Premium, e quindi non parteciperà alle prossime aste per i diritti del calcio se saranno troppo costose. In sostanza il Biscione non è più disponibile a sborsare i circa 700 milioni dell'ultima asta triennale per la Champions League in un momento in cui è in corso il contenzioso con Vivendi proprio sul futuro della pay tv.

E' quanto sottolinea l'analista Exane Bnp Paribas, Charles Beduoelle, che ha oggi partecipato all'incontro di Londra con i vertici di Mediaset sulle prospettive a medio termine del gruppo: previsto il miglioramento dell'Ebit delle attività media italiane di 468 milioni di euro al 2020, grazie a una crescita della quota di mercato pubblicitario totale visto salire dal 37,4% di oggi a oltre il 39% a fine piano e al contributo della Pay tv Premium per 200 milioni.

Nel dettaglio, 90 milioni si stima che arrivino dall'incremento del mercato pubblicitario, 45 milioni dal miglioramento dal mix di investimenti e optimizzazione nei contenuti, 10 milioni dall'esecuzione del progetto sulle radio, 200 milioni dal nuovo ruolo che avrà la pay tv Premium e 123 milioni dalla organizzazione.

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L'obiettivo di Mediaset al 2020 è quello di realizzare, anche una rifocalizzazione dell'area pay tv organizzata su due piani: rendere disponibili i canali pay prodotti da Mediaset anche ad altri operatori e contemporaneamente aprire la piattaforma tecnologica Premium a tutti i produttori di contenuti interessati a un'offerta pay.

Un nuovo assetto, spiega la società, che consentirà a Premium di partecipare alle aste per i diritti del calcio con un approccio orientato alle reali opportunità di business.

Com'è noto Premium è al centro di una battaglia legale con Vivendi che si è tirata indietro nell'acquisizione dell'asset, con conseguente scalata nel capitale del Biscione per arrivare fino alla soglia d'Opa del 29,9%.

Tornata nel perimetro di consolidamento, il nuovo ruolo della Pay Tv per il 2017 - si legge nelle slide della presentazione odierna - è quello di mantenere la posizione di editore di canali "non sportivi" puntando a una distribuzione multi-piattaforma, adottando un'approccio opportunistico nei confronti dei diritti del calcio. Mediaset, si legge sempre nelle slide, punta a rendere la pay Tv "sostenibile indipendentemente dall'esito delle aste sui diritti del calcio". Sotto il profilo dei contenuti, Premium mira a sfruttare gli accordi in essere su tutte le piattaforme in particolare over-the-top per quanto riguarda le serie e il cinema. Inoltre i vertici intendono rendere "più snella la macchina operativa" con livelli di costi operativi "significativamente più bassi".

L'analista di Exane Bnp Paribas spiega nel report che il miglioramento di Ebit di 200 milioni da Premium "è lo scenario che prevede meno ricavi per 608 milioni e meno costi per 800 milioni grazie essenzialmente a una riduzione dei costi legati al calcio".

"Questo vuol dire una contrazione del 90% del business della Pay Tv a circa 60-80 milioni di ricavi. Quindi lo scenario più probabile è che Mediaset mantenga un po' di calcio, ma a costi molto più bassi e i risparmi potrebbero essere anche maggiori", spiega l'analista.

Nello scenario più estremo, ovvero senza più i diritti per il calcio, Mediaset ha annunciato una stima di taglio di costi di 986 milioni con una riduzione del costo del personale per 59 milioni, dei costi operativi per 468 milioni, del D&A per 460 milioni, più tagli one off per 104 milioni. La gran parte di questi risparmi ci sarebbero alla scadenza dei diritti del calcio nella seconda metà del 2018.

Infine, sul fronte della pubblicità i commenti dei vertici - a Londra c'erano l'AD e vicepresidente Pier Silvio Berlusconi, il Cfo Marco Giordani e l'AD di Pubblitalia, Stefano Sala - sono stati molto cauti. Mediaset ha fatto riferimento alle stime di crescita della Nielsen sul mercato Tv dello 0,5-1% nel 2017 a causa di assenza di eventi sportivi, ma l'azienda è fiduciosa di fare meglio di queste cifre.

(Giancarlo Navach)