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Melegatti, chi sono gli “angeli” che hanno salvato il lievito gratis

Perché da quel 1894, anno in cui Domenico Melegatti iniziò la produzione del pandoro, nell’impasto del dolce veronese è presente il lievito madre.
Perché da quel 1894, anno in cui Domenico Melegatti iniziò la produzione del pandoro, nell’impasto del dolce veronese è presente il lievito madre.

Per un anno la Melegatti, l’azienda nota in tutta Italia per il suo pandoro, era fallita. Chiusa, gli operai in cassa integrazione, i sigilli all’ingresso. Una fabbrica fantasma, mentre fuori si sognava di salvare una delle aziende storiche di Verona. Per un anno la Melegatti era morta e non aveva più dipendenti. Tutti a casa. O quasi.

Sì, perché, come racconta il Corriere della Sera, ogni giorno alcuni ex dipendenti della Melegatti si alzavano la mattina e, come se nulla fosse, si recavano in fabbrica. Loro erano Matteo Peraro e Davide Stupazzoni, tra gli altri, e nonostante non ricevessero uno stipendio e fossero, di fatto, stati licenziati ogni giorno entravano in fabbrica. Come accaduto per 124 anni. Ed è grazie a loro, rinominati “gli angeli del lievito madre”, se ora che la questione Melegatti è stata risolta e l’azienda è tornata a funzionare potremo di nuovo gustarci gli ottimi pandori veronesi.

Perché? Perché da quel 1894, anno in cui Domenico Melegatti iniziò la produzione del pandoro, nell’impasto del dolce veronese è presente il lievito madre, “nell’impasto c’è il segreto non solo del gusto dei nostri prodotti, ma anche della loro struttura. È quello che permette al pandoro di “stare in piedi”, di sviluppare quella forma perfetta, stellata. La stessa che è stata brevettata dalla nostra ditta a fine Ottocento” spiega al Corriere Davide Stupazzoni, dipendente dal 1995.

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“Il lievito madre — prosegue Stupazzoni — rimane tutto l’anno in una cella a temperatura costante, attorno ai quindici gradi: si cerca di evitare che subisca choc termici di qualsiasi tipo”, ma non solo. Perché un lievito madre vecchio come quello del pandoro Melegatti necessita di venir curato quotidianamente, altrimenti muore. “L’operazione va fatta quotidianamente. Nel periodo delle campagne natalizie, una volta ogni dodici ore e non basta aggiungere semplicemente acqua e farina, occorre farlo con le dovute dosi, altrimenti l’impasto verrebbe alterato” spiega sempre il dipendente.

E così, nonostante la fabbrica di San Giovanni Lupatoto fosse chiusa, ecco che i tre dipendenti quotidianamente sono andati a “curare” il lievito madre, a tenerlo in vita. Un gesto d’amore, ma anche un gesto fondamentale per sperare di dare un nuovo futuro alla Melegatti, perché il valore della ditta era legato anche alla preservazione dell’impasto base. Salvato dai suoi “angeli”.

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