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Mercati e banche ancora deboli

Alle 13,20 il quadro, peraltro confuso, presentava il Ftse Mib a -0,11%, poco sopra i 23mila punti (23.019 punti), il Dax +0,14%, il Cac 40 in leggero calo a -0,08% e il Ftse 100 a cavallo della parità con 0,01%.

La mattinata a Piazza Affari

La mattinata a Piazza Affari ha visto il settore bancario in fase di debolezza nonostante recentemente S&P abbia promosso gli istituti di credito tricolore e Credit Suisse (IOB: 0QP5.IL - notizie) si sia pronunciata anch'essa in maniera favorevole sul settore, consigliando una strategia "selettivamente costruttiva". In questo secondo caso, l'ottimismo è dettato per lo più da una prospettiva di normalizzazione dei costi del rischio sistemico anche grazie all'abbattimento e alla gestione razionalizzata dei crediti deteriorati, alla luce di quanto deciso dal governo. BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) permettendo: sono infatti le nuove regole decise da Francoforte i fattori che potrebbero avere un "impatto significativo" sulle banche italiane, in particolare proprio quelle riguardanti i crediti deteriorati e il loro smaltimento.

Ma resta anche una certa ombra sulle procedure e i tempi. Un esempio arriva proprio dalle ultime indicazioni fornite dalla Vigilanza della Bce secondo cui le nuove regole sulla svalutazione automatica delle sofferenze si riferirebbero solo ai prestiti che diventeranno sofferenze dal primo gennaio 2018 e non per quelle già ritenute tali. Da Equita fanno però notare che a differenza di quanto precedentemente creduto e cioè che le nuove regole si applicassero solo alle esposizioni non performanti (Npe) originate da nuovi impieghi, quelle che ricadono nel calendar provisioning saranno sia quelli derivanti dallo stock di impieghi esistente che dai nuovi impieghi.

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I protagonisti

Guardando i singoli protagonisti a Piazza Affari, è interessante vedere quanto sta accadendo in queste ultime sedute a Banca Monte Paschi. Da poco tornata sul mercato dopo essersi viste sospese le azioni lo scorso dicembre, dopo aver ripreso le quotazioni con un entusiasmo che in pochi avevano previsto, sembra tornare nuovamente verso un relativa prudenza. In particolare a causa del fatto che le adesioni all’offerta pubblica volontaria parziale di scambio per il rimborso degli ex detentori di bond subordinati Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) procede troppo lentamente. Numeri alal mano i primi tre giorni dell’offerta hanno visto l'attivazione solo del 6,82% dei titoli coinvolti, sebbene ci sia la possibilità di poter partecipare all'offerta, fino al 20 novembre (h.16.30 ultima scadenza), cosa che potrebbe essere l'ago della bilancia per gli attuali detentori.

Sembra più tranquillo invece il panorama sullo scenario Banco BPM. I termini dell'intesa con Cattolica per la creazione della Bancassicurazione sono stati prorogati al 9 novembre, un cambio di programma che non spaventa gli analisti di Banca Akros che confermano il rating neutral su Cattolica Assicurazioni (target price a 9,60 euro) ma nemmeno quelli di Mediobanca Securities che ha un rating neutral e un prezzo obiettivo a 7,50 euro. Il Banco, in seguito all'operazione, potrebbe incassare 800 milioni di euro.

I timori

Chi invece non vede di buon occhio il settore, è il Global Banking Annual Review 2017 di McKinsey. Il report ricorda come, a livello mondiale, gli istituti di credito siano riusciti ad uscire dalla crisi mondiale più duttili rispetto a quanto erano prima della crisi ma il processo è avvenuto a discapito dei rispettivi RoE (Return of Equity) ovvero il rendimento di capitale dell'istituti stesso, rapportato al patrimonio netto. L'indice in questione, per il 2016, è sceso all'8,6%, pari a -1% sul 2015. Non solo, ma come specificato nel report, le azioni delle banche sono scambiate a multipli bassi, possibile sintomo di un preoccupazione degli investitori sulla redditività futura degli istituti. Una mano potrebbe arrivare dall'aumento dei tassi di interesse in concomitanza con eventuali altri fattori di spinta, il che permetterebbe il ritorno del ROE al 9,3% entro il 2025. Tallone d'Achille, invece, è la trasmigrazione della clientela retail verso le nuove tecnologie: una digitalizzazione a rilento, come continua a delineare il paper, rischia, infatti, di portare il ROE ad un calo di circa 4 punti, fino al 5,2% entro il 2025.

Peggio è andata per le banche italiane a causa dello strettissimo legame con lo storico debito pubblico. Analizzando i bilanci di 5 grandi nomi tricolori (Intesa-Sanpaolo, Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , MPS, Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) e BancoBPM) il RoE 2016 è arrivato addirittur in territorio negativo pari a -9,9%.

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