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Non solo Wall Street: anche Tokyo da record. Cosa sta succedendo

Ai record continuati di Wall Street adesso si aggiungono anche quelli di Tokyo che ieri ha toccato i massimi da 21 anni. Di (KSE: 003160.KS - notizie) certo non si può parlare di cigno nero visto che con quest'espressione solitamente si designa un evento che, sotto gli occhi di tutti, viene puntualmente ignorato fino a quando non esplode in tutta la sua pericolosità. Più facilmente si può invece parlare di un quadro pericoloso che in molti stanno monitorando e che, forse, le stesse autorità finanziarie internazionali faticano a gestire.

Di cosa si tratta?

Dallo scoppio della crisi economica nel lontano 2007 sono passati oltre 10 anni e le banche centrali di tutto il mondo, come è ormai noto, hanno dato vita ad operazioni di stimolo monetario tra le più ampie e pesanti sia in termini di capitale investito sia per durata. Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) e Fed sono intenzionate a ridurre gli acquisti di bond sul mercato secondario, una strategia che viene adottata ufficialmente per la banca centrale Usa, proprio a cominciare dal mese di ottobre. Il tutto sullo sfondo di un quadro inflazionistico che stenta a riprendere forza, salari che restano al palo e mercati che, da anni in fase di crescita, hanno toccato il picco proprio con i continui record registrati sui listini a stelle e strisce sui quali le valutazioni non si possono di certo definire a sconto. Peccato che a tutto questo non corrisponda un aumento dell'economia, rimasta ancora su livelli di crescita che oscilla tra modesta e moderata su entrambe le sponde dell'oceano. Il timore più forte che aleggia è quello di un cambio di rotta sui mercati: l'avversione al rischio è dietro l'angolo e la reazione potrebbe far esplodere quella che è a tutti gli effetti una bolla finanziaria presente sui mercati da anni, complici le varie politiche di accomodamento e la liquidità senza precedenti che ha invaso le Borse internazionali.

La ripresa dell'economia

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La speranza è che in questi mercati in continuo rialzo, soprattutto sul fronte statunitense, e impermeabili ad ogni scossa negativa, un pilastro di concretezza possa presto essere individuato nella ripresa salda e costante dell'economia reale: in questo caso la prima candidata sarebbe la locomotiva statunitense, paradossalmente sull'onda di una riforma fiscale che, anche se approvata con compromessi al ribasso per via della complessa situazione presente al Congresso, sarebbe comunque un'iniezione di fiducia per mercati che di fiducia e di prospettive hanno vissuto finora. Anche perchè l'Europa, da tutti data come area economicamente in ripresa, presenta ancora troppe differenze e disomogeneità per riuscire a infondere una fiducia e soprattutto a trasmettere un messaggio di compattezza, in particolare con la Brexit in corso e la crisi catalana che lascia più di un punto interrogativo sul tavolo, nonostante in queste ore la tensione tra Barcellona e Madrid stia leggermente calando. Da sottolineare, inoltre, che proprio sulla base di uno scenario eterogeneo, la Bce non ha intenzione di cambiare il suo piano o, per meglio dire, sembra essere intenzionata a ricalibrarlo anche grazie alla scomparsa del rischio deflazione. Cosa significa questo? che nela prossima riunione della Bce potrebbe essere annunciata una riduzione degli acquisti mensili di bond da parte dell'Istituto centrale europeo: in altre parole un programma più leggero ma prolungato nel tempo per riuscire a dare serenità ai mercati senza dare l'idea di dar vita ad un programma di sostegno e assistrnza finanziaria.

I piani di stimolo

Con un'economia in ripresa, l'incognita rappresentata dalle strategie restrittive delle varie banche centrali non sarebbe più un'incognita o, per meglio dire, potrebbe essere gestita meglio. Almeno in teoria: non bisogna infatti dimenticare che mai nella storia dell'umanità il sistema finanziario è stato manipolato in maniera così estrema e per così tanto tempo. così come non bisogna dimenticare che se Fed e Bce sono intenzionate a cambiare rotta, la Bank of Japan resta ancora sulla sua strada e Tokyo è anche quella che, fatte le debite proporzioni, ha creato l'operazione di stimolo più ampia tra tutte le banche centrali senza riuscire non solo a raggiungere il target del 2% di inflazione ma nemmeno ad intravedere qualche minimo segnale che potesse confermare un trend verso quella direzione.

In questo scenario, come se tutto ciò non bastasse, s'insinuano anche i resoconti del Fondo Monetario Internazionale che nel Global Financial Stability Report sottolinea come la ripresa globale sia a rischio a causa della crescita dei debiti: tradotto in numeri il rapporto debito Pil dei paesi del G20 è di 135 trilioni di dollari, un livello ben più alto di quello registrato prima dello scoppio della crisi.

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