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Pd, Cuperlo si dimette da presidente in polemica con Renzi, segretario gli scrive

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - Gianni Cuperlo ha inviato una lettera al segretario del Pd Matteo Renzi per annunciare le sue dimissioni dalla presidenza del partito. Lo scrive lo stesso Cuperlo su Facebook a tre giorni dall'intesa tra Renzi e Silvio Berlusconi sulla nuova legge elettorale che è stata contestata dalla minoranza interna al Pd, di cui l'ultimo segretario della Fgci è esponente. Cuperlo pubblica anche la lunga lettera inviata al segretario nella quale si legge: "Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l'omologazione, di linguaggio e pensiero. Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere". L'ex presidente del partito, nella direzione di ieri sera, ha avuto un duro confronto con Renzi e, nel corso della replica del sindaco di Firenze, ha abbandonato la riunione. Cuperlo, fra le altre critiche all'accordo raggiunto sulla riforma elettorale, aveva anche sollevato quella che non cancella le liste bloccate e non reinserisce le preferenze. Renzi gli aveva risposto di ritenere "pretestuosa" la critica. Come lo stesso Cuperlo scrive nella lettera, "avrei sollevato strumentalmente il tema delle preferenze con tutta la scarsa credibilità di uno che quell'argomento si è ben guardato dal porre all'atto del suo (cioè mio) ingresso alla Camera in un listino bloccato". Nel pomeriggio Renzi ha risposto con una sua missiva, cordiale nella forma e che difende l'accordo raggiunto: "Rimettere in discussione i punti dell'accordo senza il consenso degli altri rischia di far precipitare tutto. Sono certo che questo non sia il tuo obiettivo e che - pur con funzioni diverse - ripartiremo insieme". CUPERLO PRIMA VITTIMA DELL'ACCORDO SU LEGGE ELETTORALE Le dimissioni di Cuperlo sono il primo effetto del dibattito e delle polemiche interne al mondo politico dopo che Renzi è riuscito a raggiungere un accordo con Berlusconi - leader di Forza Italia - e Angelino Alfano - leader del Nuovo centrodestra - su un pacchetto di riforme, compresa una nuova legge elettorale. Ma sono anche effetto di come la sinistra interna del Pd ha reagito, di fatto sfaldandosi, alle iniziative del segretario. Un nucleo ristretto fedele all'ex segretario Pier Luigi Bersani è rimasto fortemente critico nei confronti di Renzi. Ma il resto della minoranza ha invece apprezzato l'operato del sindaco di Firenze, come testimoniato ieri in direzione dagli interventi di Pippo Civati (il terzo contendente alle primarie di dicembre) e di Laura Puppato o di una parte dei cosiddetti Giovani turchi come Matteo Orfini. Sorpresa ha poi destato il fatto che anche un bersaniano come Stefano Fassina, dimessosi due settimane da vice ministro dell'Economia, proprio dopo una polemica con Renzi per una sua battuta, abbia apprezzato l'operato del segretario. Civati oggi ha commentato criticamente le dimissioni del presidente: "Spero che non si vada a un'escalation, sarebbe assurdo. Non possiamo metterci di traverso al lavoro che sta facendo il Pd. Possiamo migliorare tutto ma senza farci la guerra". Sulle dimissioni di Cuperlo dunque hanno influito anche le divisioni interne alla minoranza del Pd, come conferma una fonte bersaniana del partito. "Bisogna resistere e incalzare Renzi", dice la fonte confermando che la battaglia interna proseguirà, sebbene la forza di Renzi sia al momento confermata. Anche ieri la direzione ha approvato la sua proposta di riforme con 111 voti a favore, 34 astenuti e nessun contrario. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia