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Pensioni, le promesse elettorali che mettono a rischio il sistema

di Francesca Piscioneri

ROMA (Reuters) - Il sistema previdenziale italiano, con una spesa sul Pil del 16% seconda solo alla Grecia, resta osservato speciale dell'Europa nonostante la 'cura' Fornero che dovrebbe consentire di ridurre questo rapporto di circa 2 punti al 2060, secondo Bruxelles.

Tuttavia, le proposte elettorali di molti partiti in vista del voto sono orientate a smantellare o alleggerire la riforma che dal 2019 porterà a 67 anni l'età per la pensione, esclusi circa 15.000 lavoratori impiegati in attività gravose.

Solo per raddoppiare le pensioni minime, come propone Forza Italia, la spesa annua aggiuntiva sarebbe tra 4 e 10 miliardi.

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Il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis, ha ammonito Roma che "le riforme delle pensioni sono importanti per la sostenibilità di lungo termine del bilancio e anche per il debito", anche questo il secondo più alto d'Europa.

Per Lorenzo Codogno, ex chief economist del Tesoro: "Se smantellano la riforma delle pensioni sarà in dubbio la sostenibilità del sistema e la finanza pubblica in generale".

E per il presidente Inps Tito Boeri le proposte dei partiti "costano miliardi e miliardi, ci sono dei problemi molto seri".

LE PROMESSE ELETTORALI

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha promesso di alzare le pensioni minime a 1.000 euro se sarà di nuovo premier e il suo alleato leghista Matteo Salvini invoca l'abolizione della legge Fornero.

Al 2016, secondo Inps, erano 1,7 milioni gli italiani con reddito pensionistico fino a un massimo 500 euro mensili.

Per il Movimento 5 Stelle, indicato dai sondaggi come prima forza politica, la riforma è 'uno scandalo'.

A fare pressione anche la Cgil che è scesa in piazza il 2 dicembre per chiedere pensioni più giuste.

Il Pd, che esprime il governo, è diviso tra una componente che vorrebbe un allentamento delle maglie delle legge - che lega automaticamente l'età della pensione alle aspettative di vita - e la necessità di sostenere il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che con Bruxelles tratta l'aumento del deficit 2018.

EQUILIBRIO E SOSTENIBILITA'

Nel 2016, il gap tra prestazioni erogate dall'Inps (307,8 mld) e contributi versati (220,5 mld) è stato pari a circa 87,3 mld. Lo squilibrio dunque c'è sebbene ammortizzato all'apporto statale che nel 2016 è stato di circa 107 miliardi.

Secondo Boeri, "prendere la differenza tra i contributi che l'Inps riceve e le pensioni come una misura di insostenibilità è un modo sbagliato di vedere il problema" ma in prospettiva è necessario aumentare la platea di lavoratori che pagano i contributi, anche alla luce del calo demografico italiano.

Istat calcola che tra il 2015 e il 2016 sono nati 12.000 bambini in meno, 100.000 nell'arco di otto anni.

"Quello che bisogna guardare è il debito pensionistico, le tendenze nel futuro e lì ci sono effettivamente degli interrogativi", dice il presidente dell'Inps.

In Italia l'85% delle pensioni è ancora calcolato con il metodo retributivo, finanziato anche con i versamenti di chi andrà in pensione con il sistema contributivo.

A fine 2016, Inps aveva 125 miliardi di debito verso lo Stato ma allo stesso tempo vanta crediti per trasferimenti non erogati (circa 39 mld a fine 2015). Ha poi disponibilità liquide giacenti nella tesoreria (38 miliardi circa sempre a fine 2015).

Una parte dei trasferimenti dello Stato è destinata al rimborso delle spese assistenziali che nel 2016 hanno superato i 20 mld secondo un criterio non puntuale, essendo difficile calcolare esattamente questa voce.

Di fronte a questo complesso rapporto finanziario tra Stato e Inps l'authority sui conti pubblici Upb propone "una sterilizzazione almeno parziale, effettuando la compensazione tra partite debitorie e creditorie reciproche tra Stato e Inps".

A quel punto la situazione finanziaria dell'Inps avrebbe una più adeguata rappresentazione e apparirebbe con più chiarezza l'esigenza di misure puntuali su alcune voci e di un graduale ripiano a carico della fiscalità generale.

Già in passato lo Stato ha ripianato il debito Inps, facilitato dal fatto che, essendo flussi interni al settore pubblico, non vi era ricaduta su deficit e debito pubblico.

--Ha collaborato Gavin Jones

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