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Petrolio non oltre i 45-50 dollari per i prossimi 6 mesi

Pierre Melki, Equity Analyst Global Equity Research, Energy & Utilities di Union Bancaire Privée – UBP (Taiwan OTC: 6471.TWO - notizie) , spiega che l’indice MSCI Energy è sceso dell’1,33% da inizio mese, sottoperformando l’MSCI World di 2,01 punti base. A partire dalla riunione dell’OPEC del 25 maggio, una serie di delusioni, fra cui lo stesso meeting, ha fatto scendere le quotazioni del barile sotto i 42,80 dollari a metà giugno, perdendo più di 8 dollari.

Ventidue settimane consecutive di crescita degli impianti di trivellazione, il maggiore aumento da 30 anni, insieme a un aumento nelle scorte di greggio da parte degli Stati Uniti nella prima settimana di giugno (+3,3 milioni di barili contro la diminuzione attesa di 3,4 milioni di barili), sono stati i principali catalizzatori per il calo del prezzo del petrolio - spiega Pierre Melki -. I produttori di shale oil statunitensi, con bilanci che fanno fortemente ricorso alla leva finanziaria e con più del 40% di copertura sui rischi derivanti dall’esposizione alle commodity nel 2017, nel breve termine continueranno a produrre anche con prezzi del petrolio inferiori, dando maggior priorità alla crescita della produzione e alla generazione di entrate rispetto alla profittabilità.

Anche l’output dell’OPEC ha avuto un ruolo chiave in questa diminuzione dei prezzi, poiché la Libia ha aumentato la propria produzione del 38% e punta ad aumentarla di un altro 11% prima della fine dell’anno. La Nigeria ha aggiunto centomila barili al mercato, con la ripartenza dell’oleodotto Forcado, che nel 2016 era stato attaccato dai militanti.

Come risultato di tutte queste delusioni, il pessimismo da parte degli hedge fund è aumentato e si è riversato nel mercato dei carburanti, sebbene questo stia attraversando un momento dell’anno in cui la domanda è normalmente ai massimi livelli - spiega Pierre Melki -. La posizione corta netta sul gasolio è aumentata fino alla più pessimistica da più di un anno a questa parte.

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Pierre Melki non crede che il petrolio possa superare la forchetta di prezzo dei 45-50 dollari nei prossimi 6 mesi e restiamo più cauti sul settore. In questo contesto volatile per il greggio, continuiamo a preferire società integrate che mostrano resilienza, consistenti flussi di cassa e utili solidi supportati da attività di downstream e da un’esposizione meno diretta al barile.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online