Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 4 hours 57 minutes
  • Dow Jones

    39.308,00
    -23,90 (-0,06%)
     
  • Nasdaq

    18.188,30
    +159,54 (+0,88%)
     
  • Nikkei 225

    41.018,89
    +105,24 (+0,26%)
     
  • EUR/USD

    1,0818
    +0,0004 (+0,03%)
     
  • Bitcoin EUR

    52.794,51
    -1.048,30 (-1,95%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.190,86
    -70,33 (-5,59%)
     
  • HANG SENG

    18.047,41
    +19,13 (+0,11%)
     
  • S&P 500

    5.537,02
    +28,01 (+0,51%)
     

Più debito che Pil in Cina: 710 miliardi di dollari in 3 mesi

L’Asia trema e i mercati del continente avvertono la paura, in primis quello giapponese sempre in bilico con il suo Quantitative Easing e l’attesa di un miglioramento, attesa degna del Deserto dei Tartari.

La scelta del Giappone

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo oggi il premier nipponico annuncerà il secondo rinvio di quell’aumento dell’Iva (dall’8% al 10%) tanto odiato dalla popolazione: scopo della manovra, quello di non appesantire ulteriormente una domanda interna ancora debole. Questa volta, però, non è più Tokyo sotto il controllo degli analisti, o per lo meno non è solo lei: l’attenzione è rivolta alla Cina e nello specifico all’indice manifatturiero China’s official purchasing managers’ index fermo a maggio a 50,1, dato di persè che lascia aperto più di un dubbio e dà vita a più di un’interpretazione, ma che comunque può vantare il fatto di essere sopra il livello di 50 punti, quello che separa la contrazione dalla crescita, ma anche di aver battuto le previsioni che si fermavano a 49,9.

Per quale motivo allora parlare di preoccupazione?

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Il fronte dell’incertezza trova linfa vitale nei dati della Caixin Media Co. particolarmente focalizzato sulle attese delle società private a differenza dei dati ufficiali che guardano alle esigenze delle grandi società statali, e della società di ricerche Markit (NasdaqGS: MRKT - notizie) , che vedono entrambe un punteggio negativo e cioè 49,2 per maggio dal precedente 49,4 di aprile,

Le prospettive sulla crescita per il 2016 si fermano al 6,5%, ma ciò che in realtà non quadra è l’andamento di questo dato. Per quanto l’economia cinese si stia ufficialmente stabilizzando e le intenzioni restino quelle di un rafforzamento della domanda interna contro quella esterna finora preponderante, rimane più di un dubbio circa le aree di sviluppo che permetteranno di mantenere nel tempo questo 6,5% di Pil. Infatti allo stato attuale delle cose Pechino sembra stia incentrando tutto sul debito, sfruttato per creare crescita. Una conferma arriva dai prestiti bancari arrivati a lambire la quota di 710 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno, proprio quando il la crescita si stava arenando al suo minimo da oltre 7 anni.

Una coincidenza?

Molto probabilmente no, visto che, come riferisce il WSJ , il debito cinese, confermando un trend che in realtà coinvolge pericolosamente tutte le economie mondiali, soprattutto le più importanti, ha visto raggiungere l’anno scorso il 260% del pil contro il 160% nel 2007 un aumento dettato per la maggior parte dalle società e che perciò proprio sui margini di queste farà presto sentire i suoi effetti. A discapito di tutto il resto dell’economia nazionale, E forse mondiale.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online