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Piano Juncker per altri 3 anni: i vantaggi che ha avuto l'Italia

La situazione europea non è delle più rassicuranti soprattutto viste le manovre della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) per riuscire a stimolare un'inflazione che non si decide a tornare e, ancora di più una domanda interna che resa anemica.

La scelta di Bruxelles

Anche per questo motivo da Bruxelles hanno deciso che il piano per gli investimenti della Commissione europea, il cosidetto piano Juncker che aveva messo sul tavolo circa 315 miliardi di euro (frutto di un effetto leva che a suo tempo fu protagonista di non poche polemiche) sarà prolungato per altri 3 anni rispetto alla scadenza iniziale fissata al 2018. Non solo: sempre da Bruxelles fanno sapere che, visti i numeri incoraggianti, si è deciso di semplificare alcune regole per permettere a un maggior numero di investitori istituzionali di partecipare, regole che hanno visto la diminuzione dei requisiti di capitale per le società di assicurazione e riassicurazione. Il piano varato per stimolare l'economia del Vecchio Continente, si basava sull'investimento privato e pubblico per potenziare le infrastrutture presenti e crearne di nuove.

I numeri del piano

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Nocciolo del piano di investimenti era l'Efsi un fondo che aveva in dote 21 miliardi di euro a garanzia, ma che appoggia sulla leva per poter raggiungere 315 miliardi di euro.

I numeri finora parlano di 64 progetti approvati e che permetteranno l'impiego di poco più di 9 miliardi di euro mentre per le realtà più piccole si registrano 185 accordi di finanziamento pari a 3,5 miliardi. Nella lista dei paesi che hanno potuto sfruttare al meglio gli interventi riuscendo a chiudere il maggior numero di accordi, l'Italia risulta essere particolarmente avvantaggiata anche se sul fronte dei capitali mobilitati la Spagna siede sul podio: Madrid strappa 15,9 miliardi mentre Roma si ferma a 12,7. Il Bel Paese vanta 8 progetti di infrastrutture già approvati dalla Banca Europea degli investimenti, per un totale di 1,4 miliardi mentre per le Pmi, spina dorsale dell'economia dello Stivale, si parla di 44.840 soggetti che hanno potuto approfittare di 353 milioni di finanziamento a effetto leva, effetto che, alla fine permetterebbe l'intervento di quasi 8 miliardi (7,8 miliardi per l'esattezza).

Ben rappresentati anche tutti i settori con in testa quello degli energetici (29% del totale dei progetti approvati), seguito a ruota dalla ricerca (23%) mentre i trasporti e l'economia digitale si fermano entrambi al 13%.

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