Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    33.987,67
    -118,34 (-0,35%)
     
  • Dow Jones

    39.375,87
    +67,87 (+0,17%)
     
  • Nasdaq

    18.352,76
    +164,46 (+0,90%)
     
  • Nikkei 225

    40.912,37
    -1,28 (-0,00%)
     
  • Petrolio

    83,44
    -0,44 (-0,52%)
     
  • Bitcoin EUR

    52.286,34
    -405,32 (-0,77%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.173,67
    -35,03 (-2,90%)
     
  • Oro

    2.399,80
    +30,40 (+1,28%)
     
  • EUR/USD

    1,0844
    +0,0029 (+0,27%)
     
  • S&P 500

    5.567,19
    +30,17 (+0,54%)
     
  • HANG SENG

    17.799,61
    -228,67 (-1,27%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.979,39
    -8,09 (-0,16%)
     
  • EUR/GBP

    0,8457
    -0,0015 (-0,17%)
     
  • EUR/CHF

    0,9703
    -0,0023 (-0,23%)
     
  • EUR/CAD

    1,4779
    +0,0065 (+0,44%)
     

Italia, delude crescita 2015, prospettive più incerte per 2016

Una commessa aspetta i clienti in un negozio. REUTERS/Max Rossi (Reuters)

di Elvira Pollina e Antonella Cinelli MILANO, 12 febbraio (Reuters) - Nell'ultima parte dell'anno scorso la debole ripresa italiana ha perso ulteriormente slancio e la crescita messa a segno nel 2015 è risultata inferiore alle previsioni del governo. Si allunga così un'ombra sulle prospettive per l'anno in corso, cominciato con un'ondata di volatilità sui mercati finanziari legata a crescente incertezza sull'economia mondiale, timori per la frenata dei Paesi emergenti e per lo stato di salute delle banche. Secondo i dati provvisori diffusi da Istat nel periodo ottobre-dicembre il prodotto interno lordo è cresciuto di uno stentato 0,1% dopo +0,2% dei tre mesi precedenti. Si sono dunque rivelati fondati i timori di quanti avevano segnalato significativi rischi verso il basso sul consensus (+0,3%) dopo la diffusione del deludente dato sulla produzione industriale di dicembre mercoledì. Sotto le attese (+1,2%) anche il dato a perimetro tendenziale, con una crescita di 1% da 0,8% tra luglio e settembre. Ma soprattutto, se è vero che la crescita media del 2015 - 0,7% in termini grezzi - mette fine a un triennio di recessione, il dato è inferiore allo 0,9% previsto dal governo e segnala un'economia che fatica, perdendo progressivamente slancio nel corso dell'anno. "Il contributo di una serie di fattori favorevoli - come la discesa del prezzo del greggio, i bassi costi di finanziamento, il deprezzamento dell'euro - si è andato progressivamente indebolendo, mentre sono emersi elementi d'incertezza, tra cui le difficoltà dei Paesi emergenti", sottolinea Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo. Impietoso il confronto con la zona euro, il cui Pil è cresciuto di 1,5% nel 2015. In attesa dello spaccato sulle componenti, nel comunicato a corredo del dato Ista spiega che nel quarto trimestre è diminuito il valore aggiunto dell'industria, mentre è aumentato di quello dei servizi. Dal lato della domanda la componente interna, considerando anche le scorte, ha dato un contributo negativo, più che compensato dall'apporto positivo della componente estera netta. "Per quest'anno mi aspetto avvenga il contrario, ovvero che la crescita arrivi più dalla componente nazionale, in particolare dai consumi, mentre gli investimenti continueranno a essere penalizzati dal difficile contesto internazionale", dice Mameli, che si aspetta per il 2016 una crescita di 1,2%, pur con "qualche rischio verso il basso". Una crescita di 1,6% - questa la previsione ufficiale del governo per il 2016 - appare di ancor più difficile realizzazione, con conseguenti ricadute sui conti pubblici, mentre è ancora sospeso il giudizio sulla legge di Stabilità da parte della Commissione europea, che intanto nelle 'Winter Forecast' si è già mostrata più prudente (+1,4% la previsione per quest'anno). "Gli indicatori congiunturali suggeriscono che la ripresa sta proseguendo, sebbene non si stia allargando dai consumi delle famiglie agli investimenti", scrive in una nota Daniele Antonucci, economista di Morgan Stanley, parlando di un "ritmo relativamente stabile di espansione" del Pil a gennaio. D'altra parte confidare quasi esclusivamente sul contributo dei consumi potrebbe rivelarsi pericoloso, soprattutto in una fase d'instabilità sui mercati finanziari come quella attuale, che potrebbe indurre molte famiglie a una maggiore prudenza negli acquisti. Sul sito http://www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su http://www.twitter.com/reuters_italia