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Rapporto Ecomafia Legambiente: fotografia di un mostro che uccide la bellezza dell'Italia

Rapporto Ecomafia 2014

"L’ecomafia è sempre lo stesso mostro che continua a mordere il paese e a ucciderne la bellezza" Questa è l'amara premessa del Rapporto Ecomafia 2014, stilato dall'Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente. Da venti anni il dossier monitora e denuncia la situazione della criminalità ambientale In Italia, rivelando il ritratto di un ecomostro a tante teste e con tante fauci che azzanna dove e come può, distruggendo il paesaggio e i settori sani di questo Paese.

Il rapporto - dedicato alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin, a venti anni dalla loro scomparsa e a Roberto Mancini, Sostituto Commissario di Polizia, tra i primi a parlare negli anni Ottanta di "ecomafia" e delle nefandezze che oggi sono emerse nella cosidetta "Terra dei Fuochi" - riportano dati poco rassicuranti e scarsi miglioramenti rispetto al rapporto dell'anno precedente.
Questi i principali numeri emersi: si parla di 9.274 infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora.

Il settore maggiormente colpito è quello agroalimentare, con 9.540 reati, il 25%, più del doppio rispetto al 2012; seguono poi le infrazioni nel settore faunistico (22%), quello dei  i rifiuti (15%) e il 14% il ciclo del cemento. Settori che hanno tutti cifre a tanti zeri e dei più davanti al loro fatturato: la criminalità ambientale tutta, infatti, è il settore che meglio ha resistito alla crisi, con un introito di oltre 15 miliardi di euro, in flessione però rispetto al 2012, quando era di circa 17 miliardi.
Un maxi fatturato frutto dell'illegalità di un Paese il cui vuoto normativo incoraggia a commettere reati: i crimini contro l'ambiente, ad esempio, non sono ancora stati inseriti nel Codice Penale, nonostante un Ddl - approvato alla Camera - che è in standby al Senato da troppo tempo.

Dal rapporto emerge come il connubio politica-criminalità ( 21 le amministrazioni comunali sciolte nel 2013 per condizionamento mafioso) resti alla base di questo sistema corrotto: i clan coinvolti nelle attività illecite sono ben 321, che hanno avuto il beneplacito se non proprio l'aiuto materiale di funzionari e dipendenti pubblici "consenzienti o decisamente disonesti che hanno semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette", denuncia il rapporto.
Un altro elemento emerso dal dossier è come la criminalità vada al passo coi tempi, mutando le strategie e il modus operandi: "I rifiuti - si legge - non finiscono solo sotto terra, ma anche nei circuiti del riciclo in nero o del finto riciclo, i soldi incanalati nei circuiti finanziari internazionali".
Cambiano le strategie, si espandono i settori in cui investire e il confine tra legalità e illegalità diventa sempre più labile: "E' necessaria una risposta urgente - dichiara Rossella Muroni, direttrice nazionale Legambiente - perchè è proprio l'area grigia dei funzionari pubblici corrotti che arricchisce e rende ancor più potente l'ecomafia. Nelle banche straniere transitano soldi accumulati trafficando rifiuti, prodotti alimentari contraffatti e opere d'arte rubate".

I reati, sebbene diminuiti rispetto agli anni passati, sono però aumentati di intensità e pericolosità: "La corruzione - continua Muroni -  la complicità di quella che abbiamo chiamato 'area grigia' dei funzionari pubblici consenzienti, amplifica il fenomeno che riguarda tutta l'Italia e si allarga all'Europa, danneggiando pesantemente l'economia legale, consumandone spazi e risorse e condizionando profondamente alcuni settori strategici, come quello delle rinnovabili ad esempio, dove le organizzazioni criminali investono sempre di più approfittando dei prestiti e degli aiuti europei che gli permettono di ripulire i profitti illeciti attraverso attività economiche legali".



Tra queste, l'ultima frontiera della criminalità organizzata è quella legata al business dei defunti: le inchieste del 2013 hanno portato alla luce un macabro settore, quello del "pane della camorra", cotto in forni abusivi e fatiscenti, il cui fuoco viene alimentato con il legno delle bare o altri scarti provenienti dai cimiteri e dalle esumazioni, per smaltire ciò che non è smaltibile, almeno non a costi bassi. O ancora il business del loculo, abusivo anch'esso: lo scorso marzo, le indagini nelle aree cimiteriali nella zona di Fuorigrotta, a Napoli, portarono alla scoperta di  300 loculi risultati in eccesso rispetto ai quattromila previsti dal progetto autorizzato.

Analizzando le singole tipologie di reato, Ecomafia 2014 evidenzia un leggero calo delle infrazioni rispetto al 2012 (-14%), specie nel ciclo del cemento, mentre aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti (+14,3%) e nel settore agroalimentare, che ha subìto un vero e proprio boom dell'illegalità. Bene, e quindi male, anche il commercio illegale di specie protette, il bracconaggio, la pesca di frodo, maltrattamenti e combattimenti clandestini di animali.
Poi c'è una nuova frontiera della criminalità, il cui trend è in continua crescita: si tratta dei centri commerciali e della grande distribuzione organizzata, dove 'ndrangheta e camorra si sono inserite pienamente, seguendo l'intera filiera, dalla gestione dei cantieri alle assunzioni, appalti su forniture e anche il vecchio pizzo.  
Le regioni principalmente compromesse restano la Campania, seguita da Puglia, Calabria e Lombardia. Tra le provincie, prima è Napoli seguita da Roma quindi Reggio Calabria e Salerno. Nel centro Italia, il Lazio si attesta come la Regione con più ecocrimini commessi, con 2.084 reati.