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RES PUBLICA - Quirinale, fuori i secondi. Scendono in campo le squadre

Un'immagine del Quirinale. REUTERS/Alessandro Bianchi (Reuters)

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - Fuori i secondi. Di qui a un mese il Parlamento in seduta congiunta, integrato dai rappresentanti delle Regioni, sarà probabilmente chiamato a riunirsi per eleggere il nuovo capo dello Stato e ieri ben tre leader politici hanno detto la loro. Matteo Renzi cercherà di tenere unito il Pd e da lì partire per proporre agli altri "un garante delle istituzioni". Silvio Berlusconi non vuole essere tagliato fuori e vorrebbe che venisse utilizzata la stessa maggioranza dell'Italicum. Angelino Alfano promette di essere della partita a fianco di Forza Italia e invoca una personalità non del Pd. Renzi precisa che userà il "metodo Ciampi" (come scrivono il Corriere della sera e il Messaggero), ricordando quel 1999 nel quale il presidente del Consiglio e leader della sinistra Massimo D'Alema propose l'allora ministro del Tesoro a tutti ottenendo fin dalla prima votazione pressocché unanimi consensi. All'identikit di oggi rispondono Romano Prodi (con il quale, secondo la Stampa, Renzi si incontrerà oggi o domani e che in quel 1999 salì alla presidenza della Commissione europea) che però non piace troppo a destra e Giuliano Amato sul quale si è già avventato il fuoco amico (Claudio Martelli). Intanto Beppe Grillo si prepara a impallinare qualsiasi candidato di mediazione nella speranza, una volta saltato ogni tentativo di accordo, di obbligare il Pd a convergere su un suo candidato. Ma lo schema, già utilizzato nel 2013, ha un problema in più: riuscire a tenere uniti i suoi. Stesso problema che si trova ad affrontare Renzi. Per questo ieri non ha affondato il coltello nelle carni sanguinanti della sinistra interna. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia