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RES PUBLICA - Riforma Senato, polemiche in chiave elettorale

Il premier Matteo Renzi in una strada del centro di Roma, accompagnato dalle guardie del corpo e seguito dai giornalisti. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - "La palude non ci blocca", ha twittato ieri sera Matteo Renzi. La nottata in Senato è stata movimentata. La commissione Affari costituzionali doveva adottare il testo base della riforma, quel testo sul quale si sono scaricate molte delle tensioni della campagna elettorale e che ha fatto decidere al governo di rinviare il suo esame a dopo il voto, il 10 giugno. Le schermaglie in commissione hanno confermato la confusione elettorale. Su un ordine del giorno del leghista Roberto Calderoli sulla eleggibilità dei senatori il governo è andato sotto perché gli è mancato l'appoggio di un senatore della sinistra Pd (Corradino Mineo) e dell'ex ministro della Difesa Mario Mauro (centrista di Per l'Italia, ex montiani). Poi però è passato il testo base del governo, che prevede la non eleggibilità dei senatori, con il voto anche di Forza Italia, secondo l'accordo fra Renzi e Silvio Berlusconi. Sicuramente la confusione è figlia del clima elettorale. Ma conferma anche che sulla riforma del Senato (con i suoi riflessi indiretti su quella elettorale) Renzi non ha ancora trovato la quadratura del cerchio e non sarà facile tentare la sortita con una prova di forza. Il tema è da rivedere, passate le elezioni del 25 maggio. E non sarà semplice. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia