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Riforme, Senato rallenta su proposte modifica

ROMA (Reuters) - Ancora in alto mare a Palazzo Madama il disegno di legge costituzionale che ridimensiona il Senato e toglie poteri alle Regioni. In commissione Affari costituzionali non dovrebbe arrivare prima di stasera una proposte di modifica al testo condivisa da maggioranza e centrodestra. Lo ha detto la presidente della commissione e relatrice del provvedimento Anna Finocchiaro del Pd. La Finocchiaro avrebbe dovuto dare già questa mattina il via all'iter di approvazione del ddl in commissione, adottando come base di partenza il testo approvato dal governo, assieme ad un ordine del giorno che riassumesse suggerimenti di modifica bipartisan - da trasformare in un secondo momento in emendamenti. Ma l'ordine del giorno, stilato dal secondo relatore Roberto Calderoli della Lega Nord, non piace alla maggioranza; da qui l'impasse su una legge sulla quale il governo ha chiesto il voto anche dell'opposizione. "La mia intenzione è mettere al voto questa sera un nuovo ordine del giorno che cristallizzi le modifiche su cui ci sono opinioni maggioritarie in commissione", ha detto la Finocchiaro al termine della seduta del mattino. "Forse stasera si riuscirà a trovare un compromesso", ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani. Il premier Matteo Renzi, che ha accettato di ritardare il primo voto del Senato sul disegno di legge al 10 giugno, dopo le elezioni europee del 25 maggio, si è detto disponibile ad alcune rettifiche sulla composizione del nuovo Senato, in cui siederebbero rappresentanti di Regioni e Comuni e che non dovrebbe più votare le leggi su un piano di parità con la Camera né dare la fiducia al governo. Ancora oggi il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha detto che il disegno di legge del governo è inaccettabile così com'è, ma ha tenuto la porta aperta a possibili modifiche. La commissione tornerà a riunirsi questa sera dopo le 20,00, "ma è difficile che Pd e Forza Italia vengano fuori con un accordo nel pieno della campagna elettorale. Se ne riparlerà dopo il 25 maggio", ha detto una fonte del Pd. Il ddl costituzionale del governo prevede che sia solo la Camera dei deputati ad esercitare la piena funzione legislativa, la sola a votare la legge di bilancio e ad avere un rapporto esclusivo di fiducia con il governo, esercitando il controllo su di esso. Il nuovo Senato concorrerebbe comunque alla formazione delle leggi costituzionali, quelle di attuazione delle norme Ue, all'elezione del presidente della Repubblica e dei membri del Csm e della Consulta per la quota di competenza del Parlamento. Potrebbe poi avanzare proposte di modifica ai disegni di legge in discussione alla Camera che riguardano argomenti con ricadute sugli enti territoriali. Quanto alla composizione - il tema al centro delle critiche all'interno e fuori dal Pd e sul quale il governo ha accettato che il Parlamento rimetta le mani - il ddl governativo prevede che nel nuovo Senato siedano 148 rappresentati di Regioni e sindaci in quota paritaria più 21 nominati dal capo dello Stato (su 320 senatori attuali). Di diritto sarebbero senatori i presidenti di Regione e provincia autonoma (Trento e Bolzano) e i sindaci dei capoluogo di Regione e di provincia autonoma. Per gli altri ci sarebbe l'elezione indiretta da parte dei consigli regionali tra propri componenti (2 per ogni regione) e da parte di una assemblea di sindaci di ciascuna regione tra i loro componenti (2 per ogni regione). (Roberto Landucci) Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia