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Riforme, no a blocco votazioni in Parlamento, tiene intesa Renzi-Berlusconi

di Roberto Landucci ROMA (Reuters) - Nel giorno della dipartita di Giorgio Napolitano dal Quirinale, dà prova di vitalità l'intesa tra il premier Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sulle riforme istituzionali, che hanno buone chance di essere votate in Parlamento prima del 29 gennaio, quando comincerà l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. E' quanto emerge dalle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato che hanno respinto, con il concorso di Forza Italia, la richiesta di M5s e altri dell'opposizione di mettere in stand by il ddl che abolisce il bicameralismo paritario a Montecitorio e quello che cambia la legge elettorale a Palazzo Madama, in attesa di eleggere il nuovo capo dello Stato. Sono le due riforme volute da Renzi, contrattate con Berlusconi e sostenute fino all'ultimo giorno di mandato dall'ex presidente della Repubblica. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta "alla fine si è adeguato alla richiesta del Pd di proseguire i lavori. Il Patto del Nazareno tiene", ha detto Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia. Identica scelta ha fatto il capogruppo di Fi in Senato, Paolo Romani, sul ddl elettorale che sarà votato in aula da martedì prossimo. DECRETO FISCALE SULLO SFONDO, "CAMBIERA', MA NON TROPPO" L'obiettivo dichiarato di Renzi è di arrivare all'elezione del Capo dello Stato forte di due nuovi passaggi parlamentari sulle riforme grazie anche a Forza Italia e, possibilmente, di contare almeno su una parte dei suoi voti per la scelta del nuovo inquilino del Quirinale. Ma a quel punto le variabili in gioco aumenteranno. Una fonte governativa ha detto oggi a Reuters che sul tavolo della complessa partita c'è anche il decreto legislativo di attuazione del federalismo fiscale, congelato da Renzi fino al 20 febbraio, a causa della controversa depenalizzazione dei reati fiscali per importi non superiori al 3% del reddito imponibile. La norma del decreto approvato dal consiglio dei ministri del 24 dicembre scorso potrebbe essere il grimaldello per far decadere tutti gli effetti della condanna di Berlusconi per frode fiscale, restituendogli il diritto a presentarsi alle elezioni. "La norma sulla depenalizzazione cambierà, perché si abbasserà la soglia del 3%. Ma vedrete che non scenderà troppo", ha detto la fonte del governo. La sentenza della Cassazione nel processo sui fondi neri Mediaset che ha condannato l'ex Cavaliere ha appurato sue mancate imposte per cifre che non raggiungevano l'1,5% dell'imponibile effettivo negli anni contestati. A Berlusconi potrebbe quindi bastare che la soglia attuale si dimezzi per ottenere un sostanziale colpo di spugna. Stefano Fassina, della minoranza del Pd, ha chiesto oggi al premier di affrontare subito la questione, senza aspettare le elezioni per il Quirinale. "Mi preoccupa che la depenalizzazione fiscale rimanga sul tavolo. Chiediamo a Renzi di sgombrare il campo da norme che potenzialmente condizionano le scelte del leader di opposizione", ha detto oggi alla Camera. Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia