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Risparmio, cosa sono i Cir: i BTp per scuole e strade tra le novità della manovra

Il rendimento sarà esentasse e si potrà dedurre anche il 23 per cento della somma investita (Getty)
Il rendimento sarà esentasse e si potrà dedurre anche il 23 per cento della somma investita (Getty)

Flat tax e reddito di cittadinanza sono i temi più dibattuti della prossima manovra finanziaria. Ma tra le novità spuntano anche i Cir, i Conti individuali di risparmio, ossia uno strumento di risparmio a disposizione delle famiglie per investire in titoli di Stato, con una serie di interessanti vantaggi fiscali.

A cosa servono i Cir

Il rendimento sarà esentasse e si potrà dedurre anche il 23 per cento della somma investita. L’introduzione dei Cir consente allo Stato di usare quel risparmio delle famiglie per finanziare lavori e infrastrutture. Non solo grandi opere, ma anche manutenzione di ponti, strade statali e scuole.

Spostare il debito pubblico

I Cir consentirebbero anche di “riportare il nostro debito pubblico in mano alle famiglie italiane”, spiega Armando Siri, 47 anni, tra i consiglieri leghisti economici tenuti più in considerazione da Matteo Salvini, e attualmente sottosegretario ai Trasporti nel governo Conte.

Il progetto

Stiamo lavorando per inserire i Cir nel decreto collegato alla legge di Stabilità”, commenta al Corriere Siri.L’obiettivo è quello di farli partire a gennaio 2019”. Nel contempo si sta già discutendo con il Mef su quali opere collegare alle emissioni.

I limiti

Si sta ancora discutendo, ma per adesso il progetto prevede che ogni persona possa investire massimo 3mila euro l’anno e nel complesso non più di 90mila euro. A livello nazionale i Cir non potranno superare i 15 miliardi in totale ogni anno e la soglia dei 3mila euro potrebbe essere progressivamente alzata. “Il tetto serve per non creare squilibri sul mercato a svantaggio degli altri strumenti finanziari”, prosegue Siri.

I vantaggi fiscali

Il sottostante dei Cir sarà formato da “BTp con scadenza minima quinquennale”. Chi conserva i Cir fino al termine stabilito, un po’ come avviene già per i Pir, avrà il rendimento senza tasse. Ma non solo, la somma investita sarà deducibile al 23 per cento fino al massimo dei 3mila euro all’anno; plusvalenze e minusvalenze non avranno alcuna influenza sul calcolo dell’Irpef e non sono previste imposte su donazione e successione, nel caso vengano tenuti in portafoglio per almeno 18 mesi.

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