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Room, intervista alla sceneggiatrice Emma Donoghue, candidata all’Oscar

Emma Donoghue è una delle anime di Room, il film candidato a quattro premi Oscar. Tra le quattro candidature, tutte molto forti, è arrivata anche quella per l’autrice irlandese (ma canadese d’adozione) per la migliore sceneggiatura non originale. Una categoria strana per Emma Donoghue visto che ha adattato la sceneggiatura dal suo romanzo.

“Non mi aspettavo la nomination, non pensavo proprio di averla anche perché il nostro è un film che è costato pochissimo”, ha raccontato a Yahoo con un filo di modestia Donoghue. Room ha ottenuto le quattro nomination agli Oscar contro blockbuster e film con budget altissimi, come Revenant - Redivivo. “Sono tutti dei grandissimi nomi, molti hanno lavorato già per la TV e per il cinema”, ricorda la sceneggiatrice, infatti Drew Goodard, per esempio, ha scritto numerosi episodi di serie TV di culto come Lost e Daredevil.

Le nomination non sono una novità per questo film: da quando la pellicola ha stregato il pubblico del festival di Toronto, il film ne ha collezionate più di una dozzina dai BAFTA passando per i Golden Globe. Emma Donoghue era candidata insieme a Nick Hornby che ha adattato per il grande schermo il romanzo di Colm Tóibin, Brooklyn; Charles Randolph e Adam McKay per La grande scommessa; Drew Goodard per Sopravvissuto - The Martian e Phyllis Nagy per Carol.

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“Sono molto felice, le persone non si rendono conto di quanta cura e arte ci sia dietro la sua creazione del mondo realistico di Room”, ci ha risposto l’autrice commentando la sua nomination. Nonostante il budget basso (13mila dollari), Room ha ottenuto le nomination per la miglior interpretazione femminile, Brie Larson, miglior film e regia con l’irlandese Lenny Abrahamson. Il regista di Frank per convincere Emma Donoghue a entrare nel progetto le ha scritto una lunga lettera, lei ha commentato così la sua nomination:

Non è stato facile trovare i due protagonisti, Ma’ e Jack. Per trovare il bambino, che è il narratore nel libro, sono stati visionati più di 40 provini, poi ecco finalmente Jacob Tremblay, giovanissima web star che ha diviso la scena con Brie Larson. L’unico problema è che Jacob è troppo “vecchio” per interpretare un bimbo di cinque anni, infatti Donoghue racconta: “È stato difficile trovarlo, quando abbiamo deciso che Jacob Tremblay l’avrebbe interpretato, avevamo un problema d’età. Sembra strano, ma quando abbiamo girato, Jacob aveva quasi dieci anni, come riuscire a fargli recitare la parte di uno di cinque? E poi è difficile fargli dimostrare quell’età!”.

Ma’, la protagonista femminile, ha il volto della bravissima Brie Larson.

Fra i candidati alla sceneggiatura non originale Donoghue è stata l’unica ad aver “riscritto” il suo libro, diventato best-seller (edito in Italia da Mondadori). Per l’autrice irlandese il lavoro di stesura di Room, in un certo senso, è stato doppio, e la sua è una posizione di prestigio: pochi scrittori riescono ad adattare per lo schermo le proprie opere. Le abbiamo chiesto come definisce questo ruolo “speciale” in correlazione al film e lei ci ha detto: “In un certo senso si è ridotto il numero dell’esperienze, nel film c’è un lavoro più sottile sui personaggi, sulle pagine. Il lavoro di scrittura di un libro è molto più personale, solitario. Già nel 2010 avevo scritto una bozza per la sceneggiatura, ma la stesura finale, quella usata nel film, è frutto di un lavoro di gruppo. Inoltre i cambi più sostanziali sono stati decisi insieme, la stesura di Room è stato un lavoro di squadra”. E per squadra la scrittrice intende il regista Lenny Abrahamson e il produttore Ed Guiney, entrambi irlandesi come lei e noti al pubblico rispettivamente per aver diretto Frank e per aver prodotto Lobster.

Lavoro di squadra o no, Room è firmato doppiamente da Emma Donoghue, ma non le fate scegliere fra libro e film. “No, ti prego non riesco a scegliere, non posso dire quale sia meglio, anche se in un certo senso forse il film ha reso più giustizia alle pagine del libro”. Room è ispirato, in parte, al caso di Josef Fritzl, il mostro austriaco che ha tenuto segregata per 24 anni la figlia Elisabeth e dalla quale ha avuto tre figli, fra cui Felix che aveva cinque anni al momento della liberazione. Donoghue ha spesso sottolineato che il caso del mostro austriaco le è servito solo come partenza per scrivere il libro, e di conseguenza la sceneggiatura, sul rapporto fra madre e figlio e la sua esperienza di genitore. Un libro bellissimo diventato un film emozionante ed è stato uno dei film più belli candidati quest’anno agli Oscar.

Un’emozione particolare l’ha provata Emma Donoghue quando ha messo piede per la prima volta nella “stanza” da lei descritta: “È stato bello, era molto più grande di come me l’ero immaginata. Ethan Tobman, lo scenografo, ha fatto un ottimo lavoro, pensavo venisse nominato più spesso, ma probabilmente non è facile capire il lavoro che c’è dietro la costruzione della Stanza”. “Stanza” che ha preso vita grazie al lavoro di Tobman e del direttore della fotografia Danny Cohen; i due hanno creato un set dentro un container.

Cerimonia degli Oscar archiviata, Donoghue si occuperà molto probabilmente dell’adattamento di Room in versione teatrale e di un’altra sceneggiatura tratta del suo ultimo libro Frog Music.

(Chiara Laganà)