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Scoprì il gene dell'Alzheimer, il centro della scienziata chiuderà

Amalia Bruni, la scienziata che scoprì il gene più comune dell'Alzheimer
Amalia Bruni, la scienziata che scoprì il gene più comune dell'Alzheimer

Amalia Bruni, una delle scienziate italiane più famose al mondo grazie alle ricerche che 25 anni fa resero possibile l’individuazione del gene più comune dell’Alzheimer, alzerà bandiera bianca a causa della mancanza di fondi. La scienziata, intervistata dal Corriere della Sera, ha denunciato la situazione paradossale che sta vivendo il centro di neurologia che dirige a Lamezia Terme.

La direttrice ha infatti ammesso che già molti dipendenti hanno ricevuto la lettera di licenziamento perché il centro è in procinto di chiudere a causa della mancanza di fondi: “Avremmo potuto concepire farmaci per combattere in maniera più sostanziosa la malattia, ma i nostri studi negli ultimi anni hanno trovato ostacoli che non ci permettono di andare avanti”.

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“Tutto ciò accade tra l’indifferenza della politica regionale, dei commissari prefettizi che guidano l’Azienda sanitaria di Lamezia Terme commissariata per mafia, e del generale Saverio Cotticelli, commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità in Calabria. C’è il rischio che il Centro di neurogenetica diventi un ambulatorio sanitario, perché la spoliazione in atto porterà a questo” ha spiegato la scienziata.

Bruni, che nel 1995 individuò la “presenilina” come gene più diffuso dell’Alzheimer, nei giorni scorsi ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella informandolo di quanto sta accadendo, ripercorrendo le tappe del Centro che ha avuto come sponsor il premio Nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini.

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Come sottolineato dal Corriere della Sera, una legge regionale del 2007 aveva garantito uno stanziamento di 500mila euro annui che sarebbero dovuti servire per coprire le spese del Centro: “Fino al 2018 l’erogazione della somma è avvenuta in maniera regolare e anche tra mille difficoltà siamo riuscite ad andare avanti. Non si è capito il motivo, ma ad un certo punto i finanziamenti non sono più arrivati e non è stato sufficiente avvertire che quei soldi facevano parte di un Fondo istituito con legge regionale, mai abrogata”.

La scienziata ha poi svelato che nel 2018 la Regione ha inserito in bilancio un nuovo fondo di 200mila euro ma quei soldi sono già finiti: “Ogni giorno siamo costretti a mandare a casa centinai di pazienti e abbiamo bloccato anche le prenotazioni perché con un solo infermiere il Centro non può far fronte alla domanda di speranza”.

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