“Siamo in dittatura”. Poi precisa: "Le mie idee sono liberali". Scoppia l’ennesimo caso Savona
Ogni volta che parla solleva un gran polverone. La Banca Popolare di Sondrio chiede un’opinione riservata a Paolo Savona. La risposta del presidente della Consob, però, viene pubblicata per errore sul sito del Comitato per l’Indipendenza della banca stessa. Nella missiva, Savona denuncia un clima da “dittatura”, che si manifesterebbe persino nelle vicissitudini che hanno coinvolto Bps. Già candidato a guidare il Ministero dell’Economia all’epoca del governo giallo-verde – il Conte primo – senza però ottenere il semaforo verde del Presidente Mattarella, Savona non è nuovo alla polemica. Oltre a ricorrenti critiche per le sue presunte posizioni euroscettiche, uno dei motivi per i quali non poté insediarsi in Via XX Settembre, Savona aveva già occupato, un paio di settimane fa, le prime pagine dei giornali economici con le sue critiche verso il Bitcoin e le altre criptovalute.
Cagliaritano, 85 anni appena compiuti, già Ministro degli Affari Europei tra il 2018 e il 2019 e Ministro dell’Industria e del Commercio all’epoca dell’esecutivo di Carlo Azeglio Ciampi, a cavallo tra Prima e Seconda Repubblica, Savona è stato di recente interpellato dal Comitato per l’autonomia e l’indipendenza di Bps per avere un suo parere sulla situazione della banca. Il contenuto della lettera, che avrebbe dovuto rimanere riservato, è finito invece sul sito del comitato (a nulla è servita la sua rimozione dopo poche ore).
Dal 2015, l’istituto guidato da Francesco Venosta e Mario Alberto Pedranzini procede verso la trasformazione in società per azioni, come previsto dalla riforma promossa dal governo Renzi. Il problema, come riporta la Stampa, è che la Banca Centrale Europea ha accolto con freddezza il progetto parallelo volto a introdurre il sistema del voto maggiorato, che andrebbe a rafforzare il peso degli attuali azionisti, tra cui giganti come Unipol, in vista della definitiva entrata in vigore della nuova veste giuridica dell’istituto.
Nella missiva rivolta a Marco Vitale, membro del Comitato, Savona difende l’indipendenza delle scelte di Bps, affermando che l’iniziativa sul voto maggiorato “è perfettamente legittima, ma temo che sarà il sasso nello stagno. Perché è la manifestazione del fatto, contro cui ci battiamo da decenni, che l’essere umano e le sue istituzioni intermedie (Tocqueville) sono sempre più preda degli organi collettivi della democrazia con conseguenze sui sistemi di libertà”. Secondo il presidente della Consob, “quando la qualità si disgiunge dalla quantità (il voto), la democrazia entra in crisi ed emergono i sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai giorni nostri”.
Parole pesantissime. Dalla Consob, ci tengono a precisare, c’è il più assoluto no-comment sulle parole del presidente. Anche perché si tratta di ragionamenti che avrebbero dovuto rimanere privati. Lo stesso Savona ha poi gettato acqua sul fuoco: “Si tratta di idee liberali che sorprendono solo chi libero non è”. Anche perché “le idee sul dilemma tra libertà e dittatura – ha precisato in una nota – sono ampiamente riportate nel mio lavoro preparato per il Nuffield College di Oxford e pubblicato in italiano da Rubbettino (Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia), che invito a leggere. Come ho scritto nella lettera, attribuisco questa deriva culturale verso forme coercitive all’indebolimento e talvolta scomparsa delle strutture sociali intermedie, compresi partiti, sindacati e associazioni, fondamento della democrazia (come ho ricordato richiamandomi a Tocqueville)”. Insomma, andatevi a rileggere i miei lavori e capirete.
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.