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South Stream, Guidi: progetto non è "più in lista priorità" Italia

Tubature di gas nella strazione di import e distribuzione di Baumgarten, la più grande dell'Austria, nel maggio 2014. REUTERS/Heinz-Peter Bader (AUSTRIA - Tags: ENERGY POLITICS BUSINESS COMMODITIES) - RTR3NS2W (Reuters)

di Roberto Landucci ROMA (Reuters) - Il progetto del gasdotto South Stream, che dovrebbe portare il gas russo in Europa via i Balcani aggirando l'Ucraina, non è più nella lista delle priorità dell'Italia. Lo ha detto oggi il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, confermando una correzione di rotta del governo italiano rispetto a solo la primavera scorsa, quando il premier Matteo Renzi sottolineava la valenza del progetto sul fronte della sicurezza e dell'indipendenza energetica europea. Il progetto South Stream, a cui partecipa l'Eni, "è un'infrastruttura utile, ma forse non più nella lista delle priorità anche se ha una componente di diversificazione dal lato del transito, ma dal punto di vista del fornitore presenta delle criticità", ha detto la Guidi, riferendosi alla Russia. Dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca a marzo, la crisi ucraina si è inasprita con i combattimenti tra i separatisti filorussi e le truppe di Kiev nell'est del Paese, che ha provocato un brusco raffreddamento dei rapporti tra Ue e Russia e l'imposizione delle sanzioni economiche di Bruxelles a Mosca. Il mese scorso l'ex ministro degli Esteri Federica Mogherini, ora Alto rappresentante Ue per la politica estera, aveva detto che la crisi ucraina aveva fatto venire meno le condizioni politiche per lo sviluppo del progetto. "Consideriamo più strategiche e prioritarie altre opere che si tirano dietro una diversificazione anche dei fornitori", ha detto la Guidi, riferendosi al gasdotto Tap che dovrebbe portare il gas dall'Azerbaijan alla Puglia a partire dal 2020. Anche l'Ad di Eni Claudio Descalzi ha messo in rilievo alcune difficoltà nel reperimento di finanziamenti legati a South Stream che, ove non superate, potrebbero indurre il gruppo italiano ad uscire. Eni detiene il 20% del progetto relativo al tratto offshore nel Mar Nero. Questa parte dovrebbe essere finanziata per il 70% con un project financing e per il 30% con equity. "La nostra posizione è di 600 milioni. Ora con i problemi in Russia e Ucraina la società South Stream sta facendo un po' di fatica a trovare i finanziamenti. O Eni riesce a mantenere il suo impegno di budget che sono 600 milioni, altrimenti se dovessimo mettere tutta la nostra parte equity, sarebbe pari a 2,4 miliardi e i conti potrebbero essere in pericolo", ha detto Descalzi il 4 novembre scorso. In questo caso, "abbiamo una opportunità contrattuale di poter uscire, una cosa che valuteremo", ha aggiunto l'Ad. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia