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Spiriti bollenti a Wall Street

L'esito sorprendente del referendum britannico ha:

  1. creato le condizioni di ipervenduto dalla quali i listini hanno potuto ripartire;

  2. generato un pessimismo che non si sperimentava dal minimo di febbraio;

  3. ridimensionato i multipli delle borse mondiali, creando condizioni di conto apprezzabili;

  4. prodotto livelli di volatilità compatibili con un bottom;

  5. incoraggiato le banche centrali ad accantonare propositi bellicosi, garantendo agli operatori condizioni accomodanti almeno fino al 2017.

A ieri, la capitalizzazione del MSCI World è risalita a 64500 miliardi di dollari: mezzo trilione in più dei livelli calcolati la sera del 23 giugno. Lunga vita agli elettori britannici!

Difficile non assumere un atteggiamento benigno nei confronti della borsa americana, dopo la schiacciante prova di forza delle ultime due settimane. Non si tratta solo della formazione di nuovi massimi storici, o della performance conseguita due giorni dopo il referendum britannico.

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Il fatto è che questa progressione è avvenuta in condizioni pressoché plebiscitarie in termini di partecipazione: mentre l’indice cresceva, tutte le azioni del paniere salivano; e mentre si avvicinava il precedente massimo storico di maggio 2015, l’Up Volume risultava totalitario rispetto agli scambi complessivi.

La prova? È presto fornita: nelle due settimane successive al minimo del 27 giugno, l’Up Volume – il controvalore degli scambi associati alle società del NYSE che hanno terminato la seduta in rialzo – è stato superiore in media al 70% del totale. Convenzionalmente si ritiene che un mercato solido è tale quando su questo arco di tempo l’Up Volume costituisce almeno il 65% del turnover complessivo. Infatti dopo gli episodi di ottobre scorso e di marzo di quest’anno, Wall Street si è migliorata ulteriormente.

Ma allo S&P non è bastato dimostrare di essere in salute: ha stracciato i ribassisti: l’Up Volume è stato pari addirittura al 71%, in media, nelle due settimane successive al bottom. Quale migliore prova di forza?

Per avere un’idea dell’eccezionalità del comportamento recente della borsa americana, si consideri come, negli ultimi 35 anni, un Up Volume mediamente superiore al 70% in dieci sedute, prima d’ora, sia stato registrato soltanto altre tre volte: ad agosto 1982, a gennaio 1987 e a marzo 2009. Tutti eccellenti punti di ingresso sul mercato. E prima del 1980 ulteriori esempi favorevoli, sarebbero spendibili.

Certo, tre casi sono molto pochi per giungere a conclusioni definitive, statisticamente parlando. Ma se allentassimo un pochino i parametri, accontentandoci di individuare i casi di rilevazioni di Up Volume superiore al 65%, otterremo una campionatura più ampia ma altrettanto interessante; cogliendo, fra l’altro, i momenti immediatamente successivi ai minimi del 2003, di settembre 2010 e di ottobre 2011, fra gli altri.

Probabilmente questa volta sarà diverso, frenano i ribassisti. Può darsi. Ma dopo più di un anno passato a vivacchiare, lo S&P ha sfondato verso l’alto. Gli investitori nel frattempo si sono assuefatti ad una comoda realtà, e non è da escludersi che difettino di lucidità nelle valutazioni. Un rischio da tenere ben presente, in un contesto ora strutturalmente mutato.

Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online