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Storia essenziale dell’Unione economica e monetaria

Dopo i massacri fratricidi prodotti dalle due guerre mondiali (tra 15-17 milioni nella Grande Guerra e 70 milioni tra militari e civili nella seconda), la prima iniziativa è quella del Ministro degli affari esteri francese Schumann (9-05-1950) che propone al cancelliere tedesco Adenauer la gestione congiunta di due prodotti sensibili dal punto di vista militare come il carbone e l’acciaio.

A meno di un anno (18-04-1951), sei Paesi fondatori (Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo, Olanda) firmano il Trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio CECA.

Sull’onda di questo successo, il 27-05-1952 gli stessi Paesi firmano il Trattato istitutivo della Comunità europea della difesa CED. Subito ratificato da Germania Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo mentre l’Italia prende tempo, il 30-08-1952 il Trattato non viene ratificato dal Parlamento francese.

Una pesante battuta di arresto quindi superata dalla Conferenza di Messina (1-2/06/1955) organizzata dal MAE italiano Gaetano Martino. Segue la Conferenza di Venezia del giugno 1956 e sulla spinta prodotta da dette Conferenze si arriva alla firma dei Trattati di Roma (25-03-1957) che istituiscono la Comunità economica europea CEE, alias, Mercato Comune e la Comunità europea per l’energia atomica CEEA o Euratom. Il primo Trattato non si limita a eliminare i dazi e altri misure protettive tra i sei Paesi ma istituisce le quattro libertà fondamentali, ossia, la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali. Il Trattato CEE, oltre all’Unione doganale, prevede l’elaborazione di politiche comuni in diversi settori dell’economia, come la politica agricola comune PAC (artt. 38-47), la politica comune dei trasporti (artt. 74-84), la politica commerciale (artt. 110-116), ecc. Prevede un periodo di transizione di 12 anni suddiviso in 3 fasi di 4 anni.

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Per inciso, bisogna ricordare che il 22-01-1963 Francia e Germania firmano a Parigi il Trattato dell’Eliseo a suggello della fine della storica rivalità tra i due Paesi del Centro Europa.

Via via che si avanzava sul piano dell’integrazione economica e dello sviluppo del mercato comune risultava sempre più evidente la necessità di una moneta comune di cui il sistema dei cambi fissi gestito dal Fondo monetario internazionale era un povero sostituto sempre più frequentemente sottoposto a tensioni ed aggiustamenti (1). Nasce di conseguenza il Piano Werner 1970 che accanto all’integrazione economica propone un processo di integrazione monetaria per tappe graduali.

Ma nell’agosto 1971 crolla per iniziativa americana il sistema dei cambi fissi ma aggiustabili previsti dagli accordi di Bretton Woods (creato nel 1944). Fallito il tentativo di riallineare il sistema con gli Accordi Smithsoniani del dicembre 1971, inizia un periodo di “libera” fluttuazione dei cambi che si cala sopra un forte conflitto distributivo tra Paesi produttori di petrolio, Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati e, all’interno di molti paesi occidentali tra cui l’Italia, tra salari e profitti.

Ed è nel 1972 che nasce il il c.d. serpente monetario (valutario) europeo proprio per trovare un accordo europeo a fronte del fallimento di quello internazionale. I cambi dei paesi membri della CEE (d’ora in poi: PM) potevano oscillare entro una fascia del 2,25% (1.125 sopra e 1,125 sotto) all’interno di una fascia di oscillazione (tunnel) con il dollaro del 4,5% (2).

Il sistema non funzionò bene a causa degli effetti del conflitto distributivo internazionale (I shock petrolifero in concomitanza con la guerra dello Yom Kippur) e di quello interno ad alcuni PM che provocava tassi di inflazione molto divaricati tra di loro. In alcuni paesi tra cui l’Italia si fanno molto pressanti le esigenze di stabilizzazione tra gli anni 1974 e 1978 e come se ciò non bastasse nel 1979 arrivava il secondo shock petrolifero (in seguito alla rivoluzione iraniana degli Ayatollah), proprio nello stesso anno in cui la Comunità europea istituiva il sistema monetario europeo (entrato in vigore il 13 marzo). Nello SME si prevedeva una fascia di oscillazione doppia (4,5%) rispetto a quella del serpente per i cambi bilaterali dei PM e per l’Italia del 12% (+ e – 6% per dieci anni) in considerazione del più alto tasso d’inflazione (attorno al 20%). Erano previsti e sono stati fatti diversi riallineamenti specialmente nel periodo 1980-83. Poi seguiva un periodo di relativa stabilità tranne che per l’Italia che dal 1990 rientrava nella fascia di oscillazione ristretta sino al settembre 1992 quando la lira rompeva gli argini (3) e il governo era costretto a svalutare dopo che la Banca d’Italia aveva bruciato circa 15 mila miliardi di valute pregiate a difesa della lira. Il governo Amato era costretto a fare una manovra stabilizzatrice di circa 90 mila miliardi di lire.

Al Trattato di Schengen, firmato il 14-06-1985, aderiscono 26 paesi tra cui la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda, il Principato di Monaco, la Repubblica di S. Marino, lo Stato Città del Vaticano che non fanno parte dell’Unione. Schengen ha abolito i controlli alle “frontiere interne”, rendendo molto più facile la circolazione delle persone (lavoratori e/o turisti). Un segno tangibile dell’Unione per i PM come lo sarà dopo la moneta unica. L’Accordo prevede necessariamente la cooperazione tra le forze dell’ordine dei paesi aderenti. Ha subito una sospensione nel 2016 per via della crisi Migranti. L’accordo viene completato in una Convenzione firmata il 19-06-1990, entrata in vigore nel 1995 e poi integrata nella legislazione dell’Unione nel 1999.

L’Atto Unico 1986 che oltre che di mercato unico inizia a prospettare unità politica e difesa comune (5).

Rapporto Delors. Consegnato ai ministri dell’economia e delle finanze il 28-29/10/1989 prevede una tabella di marcia per la realizzazione dell’Unione economica e monetaria UEM, per il completamento del mercato interno, la riforma dei fondi strutturali per ridurre gli squilibri territoriali, alias, favorire la convergenza delle diverse regioni dell’Europa; prevede inoltre la completa liberalizzazione dei movimenti di capitali; la seconda fase del coordinamento delle politiche economiche con regole precise su come limitare i deficit pubblici dei PM, ridurre i tassi di inflazione e assicurare la stabilità dei cambi delle diverse valute nazionali. Le proposte più importanti del Rapporto saranno recepite nel Trattato di Maastricht.

Nel Rapporto Delors c’è del grano e del loglio. L’errore più grave è quello di tendere ad un ricetta di politica economica e finanziaria uguale per tutti. Come in medicina così in economia: le ricette uniche non funzionano.

La Carta sociale europea. La Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori, alias, Carta sociale europea viene adottata dal Consiglio europeo di Strasburgo nel 1989; in origine questa non è un Convenzione della CEE. Nasce a Torino nel 1961 come un Trattato fondamentale del Consiglio di Europa: una organizzazione europea fondata con il Trattato di Londra del 5 maggio 1949 che conta 47 membri fra i quali tutti quelli che successivamente aderiranno ai Trattati di Roma, di Maastricht e di Lisbona. È un documento sui diritti sociali molto avanzato. La versione riveduta nel 1996 entra in vigore nel 1999. L’anno dopo (7-12-2000) viene in gran parte recepita nella Carta di Nizza sui diritti fondamentali; successivamente, nel Trattato costituzionale e, da ultimo, nel TFUE (4). Purtroppo la Carta sociale europea resta ancora una dichiarazione di intenti se si considera a parte l’elaborazione giurisprudenziale delle due Corti di Giustizia. È ancora oggetto di controversia se il compito di attuare la Carta spetti all’Unione o ai PM. In fatto, prevale la linea che spetti ai PM.

Trattato di Maastricht firmato il 7-02-1992 prevede il passaggio dal mercato comune al mercato unico; istituisce la doppia cittadinanza aggiungendo a quella del Paese membro quella europea; con impostazione neo-liberale si decide di coordinare le politiche economiche e finanziarie con i famigerati parametri riguardanti il deficit e/o disavanzo (3%), il debito (60%), l’inflazione, il tasso di cambio che deve rispettare i margini di fluttuazione previsti dal Sistema monetario europeo, i tassi di interesse a lungo termine.

Il 1-01-1994 viene costituito l’Istituto monetario europeo IME che ha il compito tecnico di definire il quadro regolamentare e organizzativo per attuare la fase finale dell’UEM. Alcuni lo considerano il padre della Banca Centrale Europea.

1997 c’è l’approvazione del Patto di stabilità e crescita (Regolamento 1466/1997); definito in applicazione degli artt. 99 e 104 del Trattato di Roma mira a rafforzare la disciplina d bilancio e la sostenibilità dei conti pubblici dei Paesi membri dell’Unione. In fatto, sotto l’influenza dell’impostazione neoliberista sul ruolo economico dello Stato, si occupa solo di stabilizzazione del ciclo e poco o punto di sostegno del processo di crescita. Il Patto è stato fermamente voluto dalla Germania che non si fidava degli altri Paesi membri. Vedi il mio pezzo sulla stabilizzazione.

Trattato di Amsterdam, firmato il 2-10-1997, si pone quattro obiettivi: 1) perseguire la massima occupazione e i diritti dei cittadini; 2) eliminare gli ultimi ostacoli alla libera circolazione delle persone e rafforzare la sicurezza; 3) perseguire un maggiore ruolo della UE sulla scena mondiale; 4) rendere più efficace le istituzioni europee in vista dell’adesione di nuovi membri. In chiave retrospettiva, si può dire che è stato un fallimento più o meno Autore: Enzo Russo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online