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Subordinati (forse) cruciali nell’aumento di Mps. Come muoversi

Settimane caldissime per l’aumento di capitale di Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) , che verrà definito nel mese di settembre, pur con forte incertezza sulla data di avvio; la si vorrebbe infatti non coincidente con il referendum costituzionale italiano. Sembra ormai più che probabile la rinuncia a una maxi operazione da 5 miliardi di euro, tanto più con la tradizionale soluzione mediante diritti d’opzione, sostituita da un intervento forse attraverso i cosiddetti “anchor investor”, cioè investitori chiave – quali fondi sovrani o “private equity” – oppure in alternativa con una riduzione globale dell’aumento, grazie a un’offerta pubblica di riacquisto di obbligazioni subordinate, ipotesi già formulata al culmine della crisi.

Soltanto per gli istituzionali

In realtà il “buyback” dovrebbe essere volontario e prevedere una trasformazione dei bond in azioni, esclusivamente per gli attuali detentori di tipo istituzionale. Considerando che dei 4,9 miliardi di controvalore delle otto obbligazioni Tier 2 in circolazione (sei di tipo “lower”, una “upper” e una di tipo “private placement” emessa a favore di Abn Amro), quasi 2 miliardi sono in mano al “retail”, anche perché in parte regolarmente quotate, c’è da prevedere forte volatilità sulle loro quotazioni, a riconferma di quanto avvenuto da oltre un anno. Ciò dipenderà inevitabilmente dal livello di adesioni a un’eventuale offerta di tale tipo, di prossima presentazione alla Vigilanza bancaria della Bce (Toronto: BCE.TO - notizie) . La novità – se approvata – si trasformerà in un’occasione di trading intenso sia per chi non sia esposto sui Tier 2 di Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) sia per chi volesse compensare così eventuali perdite in conto capitale riscontrabili sui bond in portafoglio.

Uno si presta al “retail”, sebbene…

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La quasi totalità delle emissioni di tale tipo è a taglio alto e lo sono soprattutto le tre quotate su Borsa Italiana. L’unica a lotto “mini” (1000 euro) è l’“upper Tier 2” 2018 indicizzata Euribor 6 mesi +2,5% (Isin IT0004352586), di cui si possono seguire i movimenti accedendo al sito della banca, cliccando qui , poiché trattata nell’ambito del cosiddetto DDT (Deal Done Trading), mercato non regolamentato gestito dalla banca stessa. Naturalmente – per chi può operare sull’“Otc” – ci sono controparti attive, sebbene non sempre con prezzi allineati rispetto a quanto indicato da Mps sul suo sito. La 2018 veniva data, alla chiusura di venerdì, in quotazione - come ultimo contratto - a 72 euro.

Ecco allora un’alternativa

Se l’operatività su tale titolo può costituire difficoltà magari insormontabili, c’è l’inevitabile soluzione di puntare su uno dei tagli elevati quotati a Borsa Italiana. E’ il caso, per esempio, del tasso variabile indicizzato Euribor 3 mesi + 1% con scadenza 15/1/2018, a lotto 50.000 euro (Isin XS0238916620), iper volatile, uno dei bond con più alti movimenti al rialzo e al ribasso nell’ultimo anno. Questo un quadro identificativo dei livelli operativi:

  • quotazione di venerdì: 78,6 euro

  • volatilità ultime 180 sedute: 50,9%

  • massimo da 1/1/2016: 89 euro

minimo da 1/1/2016: 68,5 euro supporto principale: 70 euro resistenza principale: fra 92 e 93 euro valore medio quotazione da 1/1/2016: 82 euro titolo quotato su Mot, Borsa del Lussemburgo e varie piattaforme professionali scambi: molto elevati nel mese di luglio, nulli ad agosto attuale quotazione sotto medie mobili a 50 e 100 sedute indicatore Parabolic Sar: al rialzo da inizio luglio.

Prima di operare con questo bond occorre però verificare la presenza di controparti attive, per non rischiare di esporsi agli obiettivi degli istituzionali pronti (inevitabilmente) a tornare sul mercato nelle prossime sedute. Meglio lasciare a loro le mosse iniziali di quella che si annuncia la guerra d’autunno.

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