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Truffe online: Ping Calls, sniffing, frodi su WhatsApp. Ecco come difendersi

Una raffigurazione artistica di un furto di dati (Foto: archivio Getty Images)
Una raffigurazione artistica di un furto di dati (Foto: archivio Getty Images)

Quando si naviga online bisogna avere gli occhi ben aperti, perché ci sono più truffe di quanto si possa pensare. Magari può non capitare all’informatico di professione o a quello che ha studiato in stile ‘fai da te’, ma la popolazione web è composta prevalentemente da persone che non hanno competenze di quel tipo. E quindi capita spesso di trovare chi, per troppa fiducia o mancato controllo, finisce nella rete delle frodi.

Secondo gli ultimi dati forniti da Kaspersky Lab, la quota di spam nel traffico delle email nel 2018 è stata pari al 52,48% del totale, con un aumento del 4,15% rispetto al 2017. Insomma, una email su due è una truffa. Le frodi arrivano principalmente dalla Cina, ma coinvolgono moltissimi altri criminali in altre zone del mondo. Ovviamente il modo migliore per evitare di incappare in un furto online è aprire solamente le email attese e che arrivano da soggetti sicuri, a patto che abbiano in oggetto un messaggio chiaro. Diffida di ogni vincita facile e di parole mai viste prima.

Oggi c’è anche il raggiro attraverso indirizzo PEC, ovvero la celeberrima posta certificata. Nel 2017, attraverso indirizzi PEC creati dai truffatori, era stato fatto circolare un virus sui computer dei malcapitati utenti che si erano fidati del recapito indicato. Il numero di PEC violate nel 2018 è salito a quota 500mila. Addirittura nel maggio del 2018 centinaia di clienti di Banca Mediolanum, Banca Fineco, CheBanca!, Ing, IWBank e Barclays sono caduti nella trappola del ‘clicca qui per aggiornare i tuoi dati’, e così facendo hanno dato spazio a un pericoloso malware. In questo caso, visto che la PEC è un utile strumento e che non è possibile spesso capire il raggiro osservando solo l’indirizzo, è fondamentale non aprire alcun allegato o cliccare alcun link.

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Non solo email, però: la truffa corre anche sui social. In particolare su WhatsApp circolano periodicamente delle frodi anche piuttosto complesse, diverse dalle classiche catene di Sant’Antonio. Parliamo ad esempio, come ricorda il Corriere della Sera, del raggiro in ‘alta definizione’ su WhatsApp, nel quale un truffatore pubblica online varie inserzioni per la vendita di un prodotto, e una volta raggiunto l’accordo con l’acquirente, si fa inviare la foto di un assegno, a titolo di impegno. Mentre il prodotto si smaterializza, il truffatore stampa l’immagine in alta definizione, su carta uguale a quella degli assegni veri e propri, e va a incassare – sparendo dalla circolazione.

Diverso il discorso per il wi-fi fasullo. Connessioni libere in città possono fare gola, ma possono anche nascondere il tentativo da parte di hacker di spiare i dati personali. Come? Grazie al cosiddetto ‘sniffing’, una pratica che consente al truffatore di spiare le password ed entrando così nei siti più frequentati: social, piattaforme di e-commerce, account email, archivi cloud e via dicendo. Il modo per evitare questa situazione è connettersi, quando si è fuori, usando un’applicazione VPN: il sistema rende difficile l’intercettazione dei dati per via del cambio dei protocolli usati per connettersi.

Infine c’è la pratica dello squillo da numero sconosciuto, magari con prefissi stranieri mai visti prima di quel momento. Il malcapitato ha l’impulso di richiamare, e qui parte la truffa delle ping calls, con soldi scalati dal conto telefonico in base alla durata della chiamata. Altro discorso per le call id spoofing, cioè chiamate da numeri mascherati e falsati; sembra una chiamata dall’Italia, ma proviene da un altro paese. E il credito telefonico crolla. Due consigli: se arriva una chiamata da un numero mai visto, diffida e attendi: se è importante, verrai richiamato a breve; per avere un buon grado di sicurezza, copia il numero e cercalo su piattaforme come Tellows: se è una frode, altri utenti potrebbero aver già ‘schedato’ il numero come ‘esperienza negativa’.

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