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Tutti contro tutti

Si rimane attoniti a seguire il commento dei principali fatti di portata macroeconomica di questa settimana, dall’annuncio di Hard Brexit di Theresa May alla difesa oltre ogni limite della globalizzazione da parte di Xi Jinping, il premier cinese. Per non parlare delle principali testate giornalistiche internazionali che sostengono ed esaltano il libero commercio addirittura più dello stesso establishment attuale. Winston Churchil soleva dire durante lo scorrere della II Guerra Mondiale che la paura funziona, se ben veicolata può condizionare il comportamento delle persone e modificare le sorti di una intera nazione. Possiamo dire che la paura funziona anche al contrario ossia analizzando i principali eventi di portata istituzionale del 2016 ci si rende conto che in quasi tutto il mondo occidentale è iniziata una fase di mutamento forse epocale: prima il Regno Unito, dopo gli States ed anche noi italiani nel nostro piccolo con il voto del 4 Dicembre. Reazioni non caotiche, ma conseguenziali una dietro all’altra che fanno presagire la loro prosecuzione nei mesi successivi. Leggere gli editoriali di alcuni giornali italiani in queste settimane ti sprona ancora di più a rifiutare lo status quo attuale. Il timore sempre più concreto per le elite di veder svanito il sogno di un mondo uniformato e controllato grazie agli influssi ed indottrinamento globalizzante ormai si sta trasformando in realtà. Pertanto lotta e reazione a tutto quello che in questo momento si sta ponendo come avversario e nemico della globalizzazione: per primo proprio Donald Trump che sbandiera un ritorno al protezionismo economico in stile anni settanta.

Un’America che ha deciso di chiudersi su stessa e di proteggersi dalle menzogne della globalizzazione che aveva promesso il sogno americano a tutto il mondo: forse ci si dovrebbe soffermare a guardare non tanto indietro, appena meno di dieci anni fa, iniziavano a manifestarsi gli effetti della globalizzazione finanziaria con l’inizio della crisi dei mutui sub-prime. Sono bastate solo poche parole al nuovo presidente americano non ancora insediato e tre grandi case automobilistiche, General Motors (NYSE: GM - notizie) , Toyota e FCA, hanno mutato significativamente i loro progetti di espansione dirottando e razionalizzando i loro investimenti proprio in terra statunitense. Quasi tutta la stampa main stream ha battezzato l’accaduto con titoli di redazionali del tipo: il populismo ha trionfato o l’America ritorna agli anni Trenta. Proprio questi stessi giornalisti, che sino a qualche settimana fa davano la Clinton come sicura vincitrice alle presidenziali, adesso vi dicono che quanto vogliono fare gli States per impulso di Trump rappresenta il male economico assoluto in quanto interrompe una mutazione genetica per tutta l’economia mondiale. Parlano di anormalità ed irritualità di scelte tattiche che ricadranno su tutto il mondo. Scusate ma invece vi sembra normale che un comunista (Xi Jinping) difenda innanzi a tutto il mondo la globalizzazione ed il libero commercio come se si trattasse della verginità delle sue figlie. Lo stesso presidente cinese con una verve diplomatica ridotta al minimo sindacale avverte Trump di non provare a sfidarlo sul piano commerciale, imponendo dazi commerciali alle esportazioni cinese, perchè da un conflitto commerciale mondiale non uscirà vivo nessuno.

L’ultimo comunista cinese che aveva così tanta boria e sicurezza di se stesso e del suo modello di sviluppo economico non ha fatto propriamente una fine gloriosa (leggasi Mao Tse Tung). E che dire dell’altra sponda dell’Atlantico dove Theresa May ha annunciato le prime linee guida della Brexit anzi della Hard Brexit, sfidando di fatto le istituzioni europee della serie non sognatevi di farci la guerra perchè sapremmo reagire. Lotta al populismo allora per le elite dominanti: farei attenzione a dare per scontato la riconferma della Merkel in settembre, si è avviato infatti un ciclo di cambiamento proprio nella coscienza delle masse desiderose oggi di riacquistare sia fiducia che serenità. Il tema immigrazione selvaggia infatti rappresenta l’essenza della Hard Brexit ed in tutta Europa si sta levando un sentimento comune contro i falsi inneggiatori alla libertà indiscriminata delle persone, ai vari progetti di integrazione forzata ed alle promesse di una vita migliore proprio grazie al ricorso della globalizzazione. Quest’ultima non rappresenta in tal senso un dictat assoluto, una strada obbligata, un destino per tutti noi già scritto: possiamo rivederla e forse anche metterla in stato d’accusa. Quando i livelli di benessere nella classe media iniziano ad essere percepiti in discesa o peggio addirittura compromessi appare più che sensato cercare un colpevole da aggredire sul banco degli imputati. La Cina in tal senso è il paese che rischia di più al mondo: la trasformazione economica che è stata implementata ancora dal 2014 rischia di fracassare su stessa ed al momento il Partito Comunista ha una dotazione ridotta di strumenti politici e monetari per intervenire a supporto del paese qualora in occidente il populismo (o meglio il protezionismo) dovesse diventare l’ideologia dominante.

I numeri in tal senso ci sono tutti: Olanda, Francia, forse anche Italia e dopo Germania. Tutte nazioni europee, pronte ad esplodere, accomunate ora da un’ascesa di partiti e movimenti a vocazione nazionalpopolare, pronti a sfidare anche loro le elite dominanti. Questa volta la paura di intraprendere scelte drastiche, di infilarsi in un tunnel senza i fari accesi, di sfidare le certezze sino ad oggi date per scontato si è definitivamente sgretolata soprattutto vedendo le reazioni dei mercati finanziari e la loro progressione rialzista rispettivamente in Regno Unito, Stati Uniti e Italia stessa. Tutti ricordano i moniti delle elite in epoca pre-voto: se vincerà questo allora vedrete un nuovo armageddon finanziario. A questo punto nazioni come Francia e Italia, ancora molto benestanti e ricche di patrimoni finanziari, sono ben disposte ad accettare la sfida e provare un nuovo rischio. Il 2017 sarà l’anno che consacrerà il populismo nella storia, i populisti vinceranno, questa volta non ci saranno moniti farlocchi a fermare il corso della storia. Tutti contro tutti allora. Tutti si metteranno a sfidare qualcuno, penso che toccherà (finalmente) anche all’Italia tra qualche mese, forse proprio noi italiani potremmo essere in grado di sorprendere il mondo intero, deltronde la stanchezza desunta nel mirare le nostre istituzioni ed il loro immobilismo, oltre che il farisaico finto perbenismo, non sono tanto diversi da quanto ha indotto gli statunitensi a liberarsi di Obama e del suo indottrinamento radical chic. Si tratta solo di aspettare che anche per noi emerga presto un nuovo Trump, un nuovo leader fuori dal coro, uno che sicuramente avrà tutti contro. Ancora un’altra volta.

Autore: Eugenio Benetazzo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online