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Ubi, patto valuterà ipotesi M&A ma senza obblighi, ad ora nulla sul tavolo - Cera

Una serie di libretti degli assegni con il logo Ubi Banca Popolare di Bergamo

MILANO (Reuters) - Il patto di consultazione che aggrega il 18% circa di Ubi è aperto a valutare ipotesi di aggregazione dell'istituto ma solamente se creerà valore e senza sottostare ad alcuna 'moral suasion' da parte delle autorità.

Lo ha detto Mario Cera, membro del comitato di presidenza del patto denominato Car, nel corso della presentazione dell'accordo tra azionisti, sottolineando di non essere al momento a conoscenza di alcuna ipotesi di M&A.

"Non abbiamo visto, né nessuno ci ha parlato, di ipotesi di consolidamento che riguarda Ubi. Siamo ignari, non sappiamo se qualcuno sta lavorando", dice Cera riferendosi a possibili analisi, a livello di ipotesi di studio, da parte di banche d'affari.

"A noi non risulta nulla", ha ribadito, aggiungendo che in tema di fusioni "mai dire mai" e che eventuali operazioni andranno valutate caso per caso in relazione alle specifiche caratteristiche.

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"Se agli azionisti venisse rappresentata un'operazione di 'successo sostenibile' e che può creare nel medio-lungo periodo valore per l'investimento, 'perché no'", dice Cera.

In ogni caso, sottolinea ancora Cera, Ubi non è disposta a sobbarcarsi situazioni di crisi.

"Non c'è nessuna moral suasion, di qualsivoglia autorità, che possa imporre ad una banca sana e stabile di fare operazioni", dice.

Secondo le aspettative del mercato, Ubi - anche per il suo track record di successo nell'M&A - potrebbe giocare un ruolo chiave in un nuovo round di consolidamento bancario tre le banche italiane di medie dimensioni e che vedrebbe coinvolte anche Mps, Bper e Banco Bpm.

Analizzando le singole ipotesi, Giandomenico Genta, presidente delle Fondazione di Risparmio di Cuneo, primo azionista di Ubi con il 5,9%, nota che su un'eventuale operazione con Mps pesa il rischio di cause legali ma una banca ripulita dai rischi potenziali "potrebbe avere un appeal".

Un deal con Bper ha il limite delle dimensioni regionali della banca modenese, anche se è un'opzione appetibile sotto il profilo della governance, aggiunge Genta, uno dei tre membri del Car.

Per quanto riguarda invece Banco Bpm, una fusione con il terzo gruppo bancario darebbe una "svolta di carattere nazionale" al sistema bancario italiano ma graverebbe il rischio, secondo le stime degli analisti, di un consistente aumento di capitale, conclude Genta.

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(Andrea Mandalà; in redazione a Roma Franesca Piscioneri)