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UniCredit punta su buyback in nuovo piano 2023, taglia 8.000 posti

A panoramic view is seen from Unicredit tower during sunset in Milan

MILANO (Reuters) - UniCredit punta sulla restituzione del capitale agli azionisti, anche tramite buyback, e sul taglio dei costi nel nuovo piano, allontanando al contempo la suggestione dell'M&A che ha accompagnato il CEO Jean Pierre Mustier dall'inizio del suo mandato.

La banca nel piano Team23, che ha come orizzonte temporale l'arco 2020-23, promette di restituire agli azionisti complessivi 8 miliardi, di cui 2 miliardi sotto forma di buyback. Per contro è prevista anche la riduzione di 8.000 posti di lavoro, pari a circa 9,3% della forza lavoro complessiva, e la chiusura di circa 500 filiali.

Il mercato sembra apprezzare: alle 10 il titolo guadagna l'1,70% a 12,578 euro, sovraperformando rispetto al settore bancario italiano (+1,13%) e soprattutto a quello europeo (+0,27%).

"Riteniamo che l'aumento del payout (cash e buyback) sia la notizia più importante che può cambiare la narrazione di UniCredit da una storia di ristrutturazione e de-risking a una di ritorno del capitale agli investitori", scrive in un report Manuela Meroni di Banca IMI.

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PICCOLE ACQUISIZIONI, NO A FUSIONE SUBHOLDING CON PLAYER ESTERO

Dal giorno del suo arrivo nel 2016, Mustier è stato accompagnato da rumors, anche insistenti, su una possibile integrazione europea per UniCredit, prima con Societe Generale e poi con Commerzbank.

In un press briefing Mustier ha ribadito che preferisce procedere a un buyback piuttosto che con operazioni di M&A e che valuterà soltanto piccole acquisizioni.

Dal punto di vista organizzativo la banca conferma che sta lavorando al progetto di creazione di una subholding con sede in Italia e non quotata per le controllate in Germania, Austria e nei Paesi CEE. Tuttavia, diversamente da quanto emerso in recenti indiscrezioni stampa, è confermata la strategia del 'single point of entry' come base del funding pluriennale, dice una nota.

Mustier ha tuttavia escluso che la subholding possa fondersi con un player estero. L'obiettivo è quello di migliorare i requisiti Mrel, ha spiegato.

Il piano arriva a valle di una cura dimagrante che ha visto negli ultimi mesi le cessioni delle quote in FinecoBank e Mediobanca e la riduzione di quella nella banca turca Yapi Kredi. Già prima del precedente piano Transform 2019, che ha visto un robusto rafforzamento patrimoniale da 13 miliardi, UniCredit aveva ceduto diversi asset tra cui Pioneer e Bank Pekao.

PIANO VEDE CAGR RICAVI 0,8%, COSTI -0,2%, NPE RATIO SOTTO 3,8%

Nel complesso con il nuovo piano la banca si impegna concretamente a creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nei prossimi quattro anni.

A fine piano l'utile netto sottostante (che corrisponde all'utile netto contabile rettificato per poste non operative), è visto a 5 miliardi con una crescita media annua dell'Eps di circa il 12% nel periodo 2018-23 e un Rote pari o al di sopra dell'8% per tutto il periodo.

A fine 2018 UniCredit ha registrato un utile netto rettificato di 3,9 miliardi con un Rote al 10,1%.

Il piano vede una crescita media annua dei ricavi dello 0,8% a 19,3 miliardi di euro con ipotesi sui tassi d'interesse più conservative del mercato che vedono un Euribor a 3 mesi a fine periodo a circa -50 punti base tra il 2019 e 2022 e in rialzo a -40 punti base nel 2023.

I costi sono invece visti decrescere dello 0,2% ogni anno nell'arco 2018-2023 a 10,2 miliardi. In Europa Occidentale sono attesi risparmi lordi per 1 miliardo.

Dal punto di vista della qualità degli attivi, la banca conferma il completo rundown del portafoglio Non Core entro fine 2021 con esposizioni creditizie deteriorate sotto 9 miliardi entro fine 2019 e sotto 5 miliardi entro fine 2020.

Al 2023 il costo del rischio è atteso a 40 punti base, mentre l'NPE ratio lordo è visto sotto 3,8% nel 2023. Già nel 2019 il rapporto tra crediti deteriorati e totale impieghi è atteso sotto 5,5% per poi scendere ulteriormente al 5% l'anno prossimo.

Nel periodo 2020-22 la banca conta di distribuire il 40% dell'utile netto sottostante e il 50% nel 2023, tra dividendi cash e buyback.

Nel complesso verranno restituiti agli azionisti nell'arco del piano 8 miliardi, di cui 2 come buyback. Nel 2019 la distribuzione del capitale è pari al 40%, di cui un 10% come buyback.

Dal punto di vista patrimoniale è previsto il mantenimento di un CET1 MDA buffer di 200-250 punti base nell'arco del piano.

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(Gianluca Semeraro, in redazione a Milano Sabina Suzzi)