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Unicredit ha fiducia nei mercati europei

Borse in calo in mattinata, dopo un timido avvio in territorio positivo. Alle 13, infatti, Piazza Affari virava in rosso con un passivo dello 0,6% (22.660 punti) accompagnato da Londra (Ftse 100 a -0,16%), Parigi (Cac 40 a -0,13%) mentre il Dax continuava a viaggiare sulla parità. In leggero rialzo lo spread a 13 punti tra Btp e Bund anche per l'avvicinarsi del voto del 4 marzo.

La previsione di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie)

Ma il calo registrato non deve far paura. Stando a quanto pronosticato dagli esperti di Unicredit, infatti, le borse europee hanno ancora spazio per correre e riuscire a recuperare, proprio come hanno fatto quelle di Wall Street dopo la prima fiammata al ribasso delle scorse sedute. La volatilità è indubbiamente tornata, soprattutto vedendo l'andamento del Vix a inizio febbraio, ma volatilità è anche sinonimo di un'occasione per riuscire a vedere il ritorno del rally su settori specifico come finanziari, chimici e industriali. La conferma arriva da Christian Stocker, equity strategist di Unicredit bank (Stoccarda: DE000HVB1WZ2.SG - notizie) che vota un giudizio overweight per i tre protagonisti sopra citati.

Statisticamente, continua l'analista, negli ultimi 28 anni dopo ogni scatto della volatilità a Wall Street c'è stato un ritorno del rally con una statistica che vuole, su 30 balzi del Vix, 24 performance positive, nate immediatamente dopo e durata per i 3 mesi successivi. Per l'Europa la musica non cambia: per il Msci (Francoforte: 3HM.F - notizie) si sono registrati, sullo stesso lasso di tempo, 23 performace positive. A favorire i sonni tranquilli degli investitori anche la presenza di un'economia generalmente in buona salute e in ripresa sia sui Paesi emergenti che sul Vecchio Continente

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I timori di S&P Global Ratings su Wall Street

Un pericolo non indifferente, però si sta delineando all'orizzonte, un pericolo che da anni è sempre stato sotto gli occhi di tutti. La metafora di mercati malati assistiti con medicine somministrate per anni ed in dosaggi massicci calza perfettamente con quanto sta accadendo sulla scena internazionale dove le borse sono state definite come dipendenti dalle misure di stimolo monetario messe in atto dalle varie banche centrali per riuscire a contrastare la crisi dei mutui subprime esplosa ormai da quasi un decennio e (forse) in fase di regressione.

Ma, come detto, le conseguenze si stanno vedendo proprio in queste settimane: a fronte dei dati macro in arrivo dagli Usa e che parlano di un'inflazione in ripresa, si è visto un sell off che ha portato ad una perdita, sebbene in via di recupero, che ha toccato le due cifre. Ad ogni modo la realtà è innegabile: dopo 10 anni di indebitamento facile le passività stanno esplodendo a livello mondiale. Per la precisione, è stata più forte la crescita del debito che quella dell'economia: numeri alla mano, in un report di S&P Global Ratings si parla di un'incidenza del debito societario che è passata dall'81% al 96% dal 2008 ad oggi. Tradotto in numeri: 24mila miliardi di debito corporate alla vigilia di una serie di aumenti dei tassi di interesse.

Un debito non certo sostenibile ma che trova il suo lato più debole sulla Cina: nel caso del Dragone, infatti, si parla di un debito societario pari a 18mila e 900 miliardi di dollari e per giunta considerato di pessima qualità visto che molte delle società con debito hanno anche fatto ricorso ad una altrettanto pericolosa leva finanziaria. Non solo, ma da S&P Global Ratings ricordano anche che la Cina ha ormai superato la fase di maturità andando verso quella del rallentamento.

Diversa (Amburgo: XA6.HM - notizie) , invece, la situazione delle aziende Usa che trovano nella riforma fiscale voluta da Donald Trump una boccata di ossigeno per riuscire ad avere più tempo e, forse, qualche risorsa in più per affrontare la possibile tempesta in arrivo. Ma si tratta per lo più di un semplice rinvio che presto dovrà affrontare la prova dei fatti.

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