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Vaccino Scanzi, la procura di Arezzo apre un fascicolo

La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo conoscitivo per capire se la procedura con cui l’Asl ha somministrato il vaccino anti-Covid ad Andrea Scanzi sia stata corretta. Il giornalista aretino, in qualità di caregiver di due genitori “fragili” ha ricevuto una dose di vaccino che era avanzata a fine giornata.

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Il procedimento messo in atto dalla procura, il cosiddetto modello 45, non prevede ipotesi di reato né tantomeno indagati, ma vuole solo far luce sulla vicenda. Intanto anche l’azienda sanitaria ha iniziato una verifica interna. Il direttore generale Antonio D’Urso ha detto: “Dobbiamo incrociare i dati in nostro possesso con quelli dell’Inps. Il caregiver deve rientrare negli stessi requisiti propri della legge 104 che prevede tra l’altro un’assistenza continuativa. E per esaurire la pratica abbiamo bisogno della parte previdenziale”.

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A insinuare il dubbio che Scanzi non potesse essere definito caregiver, cioè persona che si prende cura e assiste un familiare gravemente malato, è stato Dagospia. Il sito di Roberto D’Agostino ha rivelato che il giornalista, dopo essersi vaccinato, era già partito per un’altra regione: “Sapete dove era ieri Andrea Scanzi a fare la sua diretta Facebook in cui dava dei poveri imbecilli a tutti? All’Hotel Palace di Merano, dove l’opinionista per mancanza di opinioni va ogni anno a fare una settimana di 'detox rigoroso'", si legge nella nota di Dagospia.

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E proprio in quel video Scanzi difendeva la sua azione definendola “lecita” e affermava di aver dato il buon esempio: “Dopo il mio post la Asl della mia zona ha finalmente messo anche online (era ora!) la lista dei panchinari del vaccino. E le prenotazioni sono esplose. Tutto questo è accaduto anche grazie a me. Non dico che per questo vorrei un encomio, per carità: mi basterebbe un “grazie” (e da moltissimi è arrivato)”.

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