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Verizon “non prende”

Siamo nella New York del 1871, in mezzo ad un gran traffico di carrozze e gentiluomini baffuti, quando un ormai ultra-sessantenne fiorentino porta a termine un suo importante ciclo di studi. Antonio, così si chiamava l’italiano, si vede probabilmente deriso da molti concittadini per la sua idea che, in un futuro abbastanza prossimo, si sarebbe potuto discutere a chilometri di distanza per mezzo di due semplici scatole. Il cognome di quest’uomo era Meucci. “Meucci” è la parola che sarebbe rimasta per più di un secolo sulla bocca di tutti. È proprio tra costui e Alexander Bell, infatti, che, anche grazie ai precedenti esperimenti del valdostano Innocenzo Manzetti, si combatte ancor oggi per l’attribuzione dell’invenzione del telefono.

Da allora la telefonia ha fatto passi da gigante anche se, come si sa, a forza di allungare il passo, si rischia di inciampare. È esattamente quello che è successo a Verizon (NYSE: VZ - notizie) , il colosso statunitense della telefonia.

Convinto dalle stime di stabile crescita della quotazione, di crescita dei ricavi, di espansione dei margini di profitto e di crescita degli Earnings per Share (Londra: SHRE.L - notizie) , ho acquistato alcune azioni della società in data 5 aprile. A sostegno della mia tesi d’investimento avevo un gran quantità di oscillatori di analisi tecnica, tra cui un indicatore Momentum che non mostrava alcuna importante divergenza rispetto al trend ascendente allora in atto.

A far tremare le fondamenta della mia tesi d’investimento, sono tuttavia arrivate due eventi stock-specific che hanno fatto sprofondare, almeno per quanto riguarda il breve termine, i rendimenti delle azioni del colosso a stelle e strisce.

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Innanzitutto, proprio nei giorni a ridosso del mio investimento iniziale, si iniziò a parlare, su blog e testate finanziarie, dell’intenzione di Verizon di acquisire il grande player del web Yahoo (Hannover: YHO.HA - notizie) . Per quanto l’inglobazione di una società di tale importanza abbia buone probabilità di portare a forti economie di scala e sinergie, qualsiasi manuale di M&A ci insegna che spesso non avviene lo stesso fenomeno nel breve termine. Spesso, operazioni del genere portano infatti ad un calo di valore delle azioni dell’acquirente e ad una convergenza del prezzo unitario della target verso il probabile prezzo obiettivo. Tale target-price è, il più delle volte, maggiore rispetto al valore di mercato delle azioni per “scontare” il fattore controllo.

A peggiorare la situazione già negativa, è stata poi la pole position acquisita sulla griglia di partenza dell’operazione da parte di Verizon che rende ulteriormente probabile l’accordo tra le due società.

Spostandoci al di fuori del mondo dell’M&A, incappiamo invece in una delle tematiche più discusse sin dalla nascita del lavoro dipendente: gli scioperi.

Da ormai più di un mese e mezzo, gli addetti al cablaggio di Verizon hanno infatti dato inizio ad un lungo braccio di ferro contro il management. L’obiettivo della protesta? Ottenere una riduzione della porzione di servizi attualmente esternalizzati dalla società e dei trasferimenti ad altre regioni a scopo meramente lavorativo. La movimentazione in questione ha portato a risvolti estremamente negativi per il gigante americano, il quale ha visto le proprie vendite calare a vista d’occhio e la propria immagine disgregarsi.

Non mi sento personalmente in grado di prevedere quanto durerà questa situazione di disagio e instabilità all’interno di Verizon, ma rimango comunque fiducioso che, nel medio-lungo termine, la società riuscirà a trarre i dovuti vantaggi dall’acquisizione di Yahoo e a risolvere la problema di risorse umane alla base degli scioperi, ritornando ad essere il titolo stabile di un tempo.

Come quindi il grande Meucci – che si sarà probabilmente trovato, agli inizi, ad attendere la risposta di una cornetta muta – sono pronto a continuare a tenere il titolo in portafoglio attendendo tempi e trend migliori. D’altronde, non si usa mica dire “trend is your friend”?

Autore: Rataran Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online