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Vietati da oggi piatti, posate e cannucce in plastica usa e getta

Illustration of plastic bottles and plastic bags floating in the water, representing a big problem with plastic litter (Photo: Dusan Stankovic via Getty Images)
Illustration of plastic bottles and plastic bags floating in the water, representing a big problem with plastic litter (Photo: Dusan Stankovic via Getty Images)

(di Maria Pia Terrosi)

Da oggi - 14 gennaio - in Italia sono banditi molti prodotti in plastica monouso, progettati per essere utilizzati una sola volta. Vietata non solo la produzione ma anche la vendita di piatti e posate in plastica, cannucce, cotton fioc, aste a sostegno dei palloncini, contenitori per alimenti e per bevande in polistirene espanso. Via anche i prodotti in plastica oxo-degradabile (quella che si riduce in micro frammenti), così come gli attrezzi da pesca contenenti plastiche, come ami e lenze. Non è poco. Ogni anno in Italia si consumano 100 mila tonnellate di stoviglie in plastica monouso. Come dire più o meno 10 miliardi di pezzi tra piatti, bicchieri e posate, a cui vanno aggiunti contenitori, vaschette e cannucce. Tutti prodotti usa e getta che nel giro di pochi minuti finiscono per lo più negli scarti non riciclabili, in discarica o dispersi in natura.

I rifiuti in plastica monouso rappresentano il 50% di tutti i rifiuti presenti sulle spiagge europee. In pratica su 10 rifiuti più di 8 sono plastica, in larga maggioranza usa e getta. Numeri che evidenziano come l’unica via per salvare gli oceani e l’intero pianeta sia rivedere il modo con cui gestiamo questo materiale.

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Ė quello che sta facendo l’Unione europea con una serie di misure. L’ultima è quella recepita in Italia con il decreto legislativo 196/2021 entrato in vigore oggi e approvato lo scorso novembre in attuazione della cosiddetta direttiva Sup (Single Use Plastic) adottata dalla Ue nel 2019.

L’obiettivo - si legge nel decreto - è prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (in particolare acquatico) e sulla salute umana. Nonché accelerare la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo alla riduzione della produzione di rifiuti e alla promozione di comportamenti responsabili.

“L’entrata in vigore della direttiva Sup anche in Italia”, ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, “è un importante passo avanti. Il nostro Paese è da tempo leader nella lotta alla plastica monouso e nel contrastare il marine litter con norme nazionali, come ad esempio il divieto dei sacchetti di plastica e dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili o il bando delle microplastiche nei prodotti cosmetici da risciacquo. Misure riprese poi dalla direttiva europea”.

Nella battaglia contro l’inquinamento da plastica dunque l’Italia non solo è in prima linea, ma spesso anticipa strategie di economia circolare poi adottate dall’Unione europea. In questo caso, nel recepire la direttiva, la legge italiana ha escluso dal divieto gli articoli usa e getta biodegradabili e in plastica compostabile realizzati con almeno il 40% di materia prima rinnovabile (60% dal 1° gennaio 2024).

“Il fatto che l’Italia abbia esentato dal bando i materiali monouso plastici biodegradabili e compostabili non significa certo pensare di sostituire i volumi attuali di plastica tradizionale con l’equivalente in plastica bio”, ha commentato Marco Versari, presidente del consorzio Biorepack. “Occorre invece proporre una visione circolare basata su un uso più attento dei prodotti che mi auguro possa essere seguita anche da altri Paesi. Pensiamo a quello che è successo con i sacchetti per la spesa: oggi sono compostabili, si usano molto meno e si smaltiscono nell’organico. Lo stesso modello, basato su bioplastiche compostabili, può essere replicato con gli oggetti in plastica tradizionale che ora vengono vietati. Del resto siamo il primo Paese al mondo ad avere applicato il principio di responsabilità estesa del produttore alle bioplastiche”.

Dunque se la strada maestra per combattere l’inquinamento da plastica è semplicemente quella di usarne meno, non vanno trascurate le innovazioni in grado di dar vita a soluzioni di economia circolare che chiudano il ciclo di vita del materiale. Lo sottolinea Ciafani: “Ė fondamentale promuovere una filiera industriale che punti sempre più sulla chimica verde e sui materiali compostabili laddove non è possibile escludere i prodotti monouso, come prevede giustamente il decreto di recepimento della direttiva in Italia. Ė l’occasione, come è già avvenuto in alcune parti d’Italia, di riconvertite le produzioni rivitalizzando anche siti industriali dismessi”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.