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Volete trovare lavoro? Bruciate il Cv e puntate sulle relazioni

“Il mercato del lavoro si basa troppo su annunci online che spesso non sono vere richieste di personale”. Intervista a Riccardo Maggiolo autore di “Brucia il tuo cv”

“Ho risposto a decine di annunci, ma non mi hanno mai risposto” e ancora “Ero perfetto per quel ruolo, eppure non sono stato chiamato”. Alzi la mano chi non ha mai sentito parole del genere. Siamo sicuri che le mani saranno tutte abbassate: queste parole risuonano infatti sia a sud che a nord d'Italia dove il lavoro, nonostante Garanzia Giovani e Jobs act , non sembra davvero decollare. I numeri, d’altra parte, parlano chiaro anche a chi di matematica e statistica ne capisce poco: la disoccupazione è alta e prospettive di crescita non ce ne sono.

E se il mercato del lavoro avesse bisogno di essere considerato da un'altra prospettiva? Se si capisse che il terreno per far incontrare domanda e offerta non deve essere concimato a suon di cv e annunci di lavoro, ma con l'analisi di cosa si è e cosa, si vuole fare e il puntare di più sulle relazioni? E se dicessimo per di più che il cvè morto?

Questa la teoria - con tanto di esempi pratici -. di Riccardo Maggiolo, giornalista e formatore  e Nicola Giaconi, psicologo e career coach, che hanno scritto un e-book (costo 4,99 euro) dal titolo “Brucia il tuo curriculum! E trova davvero lavoro in 10 passi” strettamente legato a Job Club , progetto no-profit che favorisce la creazione di gruppi di persone –online e fisici -  che si incontrano per aiutarsi a trovare lavoro.

Vedremo sempre più gente bruciare fogli di carta, cancellare file dal pc o quella della morte del cv è solo una provocazione? Non è un'affermazione un po' troppo forte?
“È una provocazione, ma fino a un certo punto. La domanda dovrebbe essere: il cv è mai stato vivo? Il Rapporto Isfol 2013 dice che in Italia solo il 5% dei candidati trova lavoro rispondendo agli annunci. Il 3% con i Centri dell’impiego, il 20-25% con intermediazioni (head hunter, agenzie per il lavoro ecc…). Non è molto diverso nei Paesi scandinavi: il centro dell’impiego in Finlandia funziona nell’8% dei casi. Ciò dimostra che in tutto il mondo è così: quello che conta davvero sono le relazioni sociali. Il cv, se ci pensa bene è come un gioco d'azzardo”.

Addirittura?
“Il meccanismo è uguale: ti do un premio a fronte di un investimento minimo. Alla fine cosa costa scrivere un cv e mandarlo in giro? A fronte di questo, se va bene ricevi il premio ossia lo stipendio. Ma questo capita raramente: il più delle volte ti deprimi, ti isoli, passi ore al pc e anche quando l'azienda ti chiama per un colloquio spesso non è detto che stia cercando quel profilo”.

A vostro dire gli annunci sarebbero spesso fittizi: non corrispondenti a reali esigenze aziendali o pubblicati solo per far vedere che l'azienda è in buona salute. Possiamo chiarire questi concetti?
“Ci sono più livelli: a volte si pubblica un annuncio sbagliato in modo da avere dei dati da usare per altro. Molto più spesso succede, specie in aziende grandi e molto ambite, che ricevono così tanti cv che gli HR preferiscono più che cercare il profilo giusto, sfoltire il più possibile le candidature in modo da snellire il processo di selezione. Ma dovrebbe essere il contrario! O ancora si mette un annuncio per “incamerare nel frattempo cv”, pensando di avere bisogno di alcune persone ma con il passare del tempo la posizione per cui la gente si è candidata non è più disponibile. Ancora: le risorse umane pubblicano annunci per far vedere di essere attive, ma una vera ricerca non c’è. E per fare ciò su cosa si basano? Su un cv con dati parziali, che non rispondono a quello che un'azienda vuole sapere davvero: se si può fidare di quella persona, se se lavorerà bene e come interagirà con l'ambiente.

Facciamo un passo indietro: ok, il cv è riduttivo, ma la lettera di presentazione?
“Sarebbe utile se venisse usata per raccontare chi sono, ma spesso la gente scrive quello che c’è già nel cv. In più, pochi annunci online la richiedono. E quanti selezionatori hanno tempo di leggerla?”

E allora cosa bisogna fare per trovare lavoro?
“In primis capire cosa si vuole e cosa si è. Bisogna togliersi dalla testa di candidarsi a tutti annunci perché quello che conta è lavorare. Chi assume una persona che ha come obiettivo solo lo stipendio? Una volta chiarite le mie competenze, le mie attitudini, individuato i lavori che hanno a che fare con questo e delineato un progetto cercherò le aziende che mi interessano e cercherò un contatto diretto. Avere un progetto mi aiuta anche quando sto facendo un lavoro che non mi piace solo per guadagnare: se ce l’ho, la sera, dopo 8 ore di lavoro, posso continuare a portare avanti quello in cui credo, diversamente rischio di essere risucchiato”.

E come agire in concreto?
“Web e social network (non solo LinkedIn) permettono di avere una rete sociale a portata di mano, ma contano anche le conoscenze, le relazioni fisiche che si riescono a creare studiando l’azienda e create con coraggio e intraprendenza. Se nelle grandi città gli annunci possono anche funzionare, in provincia non è così: lì sta il grosso delle aziende italiane, con meno di 10 dipendenti e le risorse sono troppo importanti per essere affidate a un annuncio. Con loro vale ancora di più che sia il lavoratore ad ‘assumere’ l'azienda”.

Stiamo addirittura invertendo il processo?
“Sì, devono essere i lavoratori a presentarsi alle aziende tramite i contatti. Ci pensi: se un suo amico le chiede il contatto di un idraulico, sa che lei indicherà una persona di cui si fida. E se non si ha quel ‘link umano’ bisogna presentarsi con un progetto dimostrando di conoscere l’azienda. Se si dedica anche 3 mesi a questo, posso garantire al 90% si trova un lavoro. E vale per tutti, specialistici e non: un muratore, conosciuto grazie alla Caritas (dove Riccardo si occupa di un progetto di reinserimento tramite tirocini, ndr) aveva perso il lavoro. Gli ho suggerito di rivolgersi ai capocantiere che conosceva chiedendo se poteva andare qualche ora per continuare a imparare. Nei vari giri, uno ha accettato: il primo giorno il muratore non ha fatto nulla, il giorno successivo ha cominciato a fare la malta finché vedendo cosa sapeva fare, l’hanno preso. Bisogna puntare sulle relazioni”.