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Wall Street, il Parco buoi toglie i freni

Wall Street, il Parco buoi toglie i freni

Finalmente ci siamo tolti un grosso peso dallo stomaco. Un elemento che gravava sulle sorti e le prospettive della borsa americana è venuto meno, anzi è stato addirittura ribaltato. Ma facciamo un passo indietro.

Si insegna che il parco buoi è “deficiente” per definizione. Per cui se i piccoli investitori comprano, è cosa buona fare l’opposto; se vendono, al contrario, il minimo di mercato è dietro l’angolo. Se poi per comprare azioni in borsa arrivano addirittura ad indebitarsi, la “sconsideratezza” non passa di certo inosservata: se il parco buoi è così ottimista da chiedere denaro in prestito per aumentare le puntate, vuol dire che il mercato è in bolla speculativa. Tutto questo, sulla carta.

La realtà, non di rado, è contraria. Una delle misure più efficaci del sentiment degli investitori è il Margin Debt (MD): vale a dire, il totale dell’indebitamento contratto dal pubblico retail con il proprio broker, per l’acquisto di azioni “a leva” sul mercato. Il dato, reso noto in questi giorni dal NYSE, ha fatto registrare un vistoso rimbalzo. E’ una cattiva notizia?

Non diremmo. Tutto il contrario. Come si può notare, i picchi di questo indicatore coincidono con i massimi primari di Wall Street: 2000 e 2007, in particolare. Quando i piccoli investitori cominciarono a ridimensionare il proprio entusiasmo nei confronti del mercato azionario, ciò coincise con gli ultimi bear market che si ricordino.

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Con l’ausilio di una media mobile, si fa presto ad individuare minimi e massimi che contano sul MD: coincidono sostanzialmente con i picchi di Wall Street. Per cui, quando un anno fa di questi tempi il MD tagliò verso il basso la sua media mobile era forte il sospetto di trovarsi in una situazione analoga a quella registrata a ottobre 2000 e a dicembre 2007: alla vigilia cioè di severi ribassi.

Il dato di luglio ribalta questo timore: il ritorno oltre la media mobile di lungo periodo segnala al contrario l’inaugurazione di un nuovo ciclo espansivo del debito, con effetti potenzialmente benefici per le quotazioni della borsa americana.

Obiettivamente, però, non abbiamo mai temuto di trovarci in presenza di una situazione simile a quella dei massimi storici citati. All’epoca, infatti, il margin debt fu protagonista di un autentico boom, ben superiore come dinamica alla crescita pur vorticosa delle quotazioni di Wall Street.

Tant’è vero che nel 2000 la differenza fra la variazione annuale del MD e la variazione annuale dello S&P500 si attestò ben oltre il 50%. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) 2007, idem. Per buona parte degli ultimi anni, invece, questo “gap di sentiment” è risultato sovente negativo, o soltanto debolmente positivo.

Per cui siamo tutt’altro che in presenza di un estremo di sentiment del tipo che condusse ai massimi del 2000 e del 2007. Casomai, si potrebbe argomentare che la ritrovata positività da parte dei piccoli investitori, potrebbe alimentare un nuovo ciclo del MD, che spingerebbe verso l’alto lo S&P500.

Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online